lunedì 2 maggio 2011

Waa’ daa’ yaa’ waaa’ ma’m?

Questa la frase che una signora al Caribou Coffee del Gate A72 dell’aeroporto di Detroit mi ha appena fatto.
Alle 5 del mattino. Yes. L’aereo parte alle 6 e mezzo,  Questo non dovrei perderlo. Ho il trasbordo da un volo interno ...
Ma no aspetta. Torniamo indietro.
Anzitutto ho dimenticato di dire cosa mi aveva fatta ridere ad Amsterdam.
I tulli-tulli-panG (dedicatissima). Canticchiavo io, ignara.
Torniamo, quindi, al mio volo.

Bambini urlanti, bambini piangenti, aeroplanini sul monitor. Metto l’ipod.
Il “regalo” si è rivelato essere una serie di conversazioni/favola/racconto meravigliose.
Il problema è che spesso mi faceva ridere. E non riuscivo a trattenermi. La sua voce mi faceva domande ed io rispondevo con cenni della testa. Insomma. Una pazza. As usual, aggiungerei.
A due ore e ennemilamiglia di distanza da Detroit ho iniziato ad accusare la “zampognite” delle caviglie.
Alzati, vai in bagno, bagna le caviglie. Yes, bagna le caviglie. Son persino riuscita a prendere il Ruscoven gel (advertising non retribuita) dallo zaino e spalmarmelo. Sempre in bagno. Insomma Rocambole mi fa una pippa.
Arriviamo a Detroit in orario.
La capitanA ripete quanto è diplidiplisorri dell’inconveniente. Ci avvisa che stiamo atterrando ed esclama “Welcome to America” e la folla dei passeggeri ha applaudito.
Ok sono in america. Bene.
Mi avvio tutta sorridente e divertita  all’idea che sto camminando con i miei piedi SULL’america e sto immaginando come passare le due ore che ho da adesso al decollo dell’aereo per Cabo Sa …. Eh?
Una folla, dimenticate la formica iperbolica solo per un istante. Una reale folla di centinaia di persone in una fila che nemmeno alla nuovissima giostra di Gardaland. Ma con tempi di attesa decisamente più lunghi.
Porca vacca, mi scappa la pipì, ho sete e fa caldo da morire. Il bagaglio pesa e le zampogne pulsano.
Faccio un paio di telefonate in italia per scoprire che ai “Borders” non era consentito l’utilizzo dei cellulari.
Spengo. Mica vorrò essere arrestata qui?
Dopo un tempo infinito e INDEfinito perché io l’ora la so solo se il cellulare è accesso oltre al fatto che ero su un altro meridiano …. Insomma…
Finisco davanti ad un ufficiale della sicurezza aMMericana.
Nono aspetta un attimo perché questa vale davvero la pena di essere raccontata.
Durante tutta l’attesa dei flat tv hanno trasmesso ininterrottamente uno spot con famigliole felici di ogni colore, razza, età e collocazione che sorridendo esclamavano WELCOME. E poi fiumi, laghi, salmoni grandi come mucche, mucche grandi come balene. Niente balene. Solo io.
Nella fila adiacente due degli officers sono mozzafiato!
Tenetevi forte perché erano cioccolatosi. A dispetto  di tutto quello che ho sempre affermato sul fatto che tratti somatici diversi non mi attizzino e creando la mia definizione di razzista sessuale J
Ok non è vero. Ma uno sembrava Warrick di siessai. Ecco tenete bene a mente siessai perché tornerà ancora e ancora e ancora.
Il mio officer era piuttosto antipatico.
Impronte mano destra, pollice destro, mano sinistra, pollice sinistro, foto, ispezione delle borse.
Porta cibo con sé? Porta uccelli? (a me?  E poi non sarebbero schiattati?) Animali imbalsamati? Veleni? Cellule di virus? Lei è un agricoltore? Qualcuno dei suoi parenti lo è? Porta con sé del terriccio? (ok mi sono addormentata e sto facendo uno dei miei sogni surreali, vero?) è andata in qualche fattoria di recente? Ha toccato uccelli che non erano suoi? (magari! Ma non credo intendesse in quel senso). OMG finirà mai questa cosa? E il mio volo? Mpf!
Dove va? Aaah in Messico vacanza ah? Ha già prenotato il volo di ritorno? DUE MESI? E cosa fa due mesi in messico? Cosa ci va a fare? Un’amica? Quale amica? Va in messico a lavorare? Ha con sé valuta americana?
Urca questa non la so. O meglio la so ma non so se la risposta va bene. Timidamente gli rispondo che ho 500 dollari. Ah-ah con aria ammiccante. E se li spenderà tutti in messico?
Beh ci sto due mesi.
E lei che lavoro fa che può stare due mesi in messico.
Ehm veramente sono disoccupata.
Aaaaaaaaaahhh e lei da disoccupata può permettersi due mesi di vacanza?
Stavo per sbroccare ma ho pensato che avrei solo prolungato la mia agonia.
Con il disappunto del’officer che mi ha timbrato il passaporto storcendo il naso ho tirato un sospiro di sollievo. E mi sono avviata verso il mio volo per il Messico.
O così credevo!
Mi trovo davanti un muro di persone accanto al ritiro dei bagagli.
Tutti con i bagagli.
Un po’ mi preoccupo, quindi chiedo.
Timore fondato. Per qualche misterioso motivo i bagagli andavano ritirati e mollati ad un tizio che li passava su un nastro trasportatore. Errata pianificazione del personale.
Tu che leggi hai pensato, lo so, “Tutto qui?”
Sì, fallo tu dopo che quel viaggio e in quel casino. Tz!
La bandiera americana campeggia in mezzo allo stanzone e un’aquila gigantesca sul muro che manco fossimo nella stanza ovale.
Mi preoccupo. Non so che ore siano (ricordi il cellulare spento? Ecco)
Al nastro mi dicono che il mio volo è al Gate A5 ma non so cosa voglia dire.
Scopro invece che è previsto un altro passaggio “togli tutto e fai la scanNatura”
C’mooon! Eccheccazzo!
Prendi la nonna, sposta la nonna.
Togli le scarpe, togli tutti. Non ce la farò mai.
Sto sudando come un maiale, devo andare in bagno, devo bere, devo prendere l’aereo.
Cazzoooooooooo!
Una “signora” nera enorma con un pistolone mi dice che “lucco tumacnervous” quindi mi vuole perquisire.
Le dico che ho un aereo in 15 minuti.
Mi risponde di star zitta e di allargare le cosce. GIURO!
Peccato che le perquisizioni alle donne le facciano le donne.
La stessa richiesta da una voce maschile …. Insomma, ci siamo capiti.
Salgo e scopro di essere di fronte al Gate A78.
E che ho dieci minuti scarsi.
Contro qualsiasi ragionevolezza inizio a correre sui tapis roulant.
Sudata, stravolta, con i miei dieci chili di roba appena alla schiena e alle braccia.
Nel frattempo i polmoni mi bruciano, la schiena fa male, la stanchezza morde dovunque.
A45: non ce la farò mai.
Il fiato è finito. Respiro con le branchie che mi son venute a sudare.
Arrivo al gate e vedo da lontano che non c’è nessuno.
Mi avvicino, l’aereo è li, il finger ancora attaccato.
Mi attacco alla vetrata, rossa come la mia camicia ansimando,
Faccio cenni all’aereo che ha il muso rivolto verso di me.
Posso vedere i due piloti. Agito la manina come Karen di Will & Grace quando vuole fregare Grace.
Ho la faccia del gatto di Shreck.
Uno dei due piloti apre il suo finestrino verso il finger (adesso non farmi le pulci. Dimmi come si chiama la finestra del muso di un aereo, ma me lo devi dire su due piedi. WikiPiedia non vale …)
La porta era chiusa, ok il portellone, mamma mia che precisini straccia palle siete!
Il capitano o il suo secondo, insomma quello al finestrino parla con qualcuno indicandomi.
Dopo qualche minuto eterno la porta sul gate di apre ed esce Brittany.
Ora tu come ti immagineresti una Brittany hostess di terra in america?
Ecco. NO.
Scialba e sciatta e con un difetto di pronuncia che la fa parlare strano.
Sputandole un polmone ai piedi ansimo che non ho tardato io.
Tentenna ma passa la mia carta di imbarco sotto al lettore ottico.
Ci credo.
DRiiiiiiiiiiiiiiiiiiin, il telefono del desk.
La torre di controllo dice che posso anche fottermi. Tra l’altro anche anche sbarcato i miei bagagli perché le valigie di qualcuno che non è sull’aereo non possono volare.
Iniziano a staccare il finger.
Vorrei piangere invece faccio la voce grossa.
Brittany che prima aveva un atteggiamento disinteressato, inizia ad agitarsi
Le chiedo chi mi rimborserò il tempo perso e il polmone sputato.
Mi prepara i biglietti per domani mattina alle 6 e 30.
Domani mattina? Aspetta, che ore sono?
Domattina se parto alle sei e mezza arrivo a Cabo alle 12:30 ora locale.
Non sono convinta. Intanto perché sarà molto fresco a Cabo a quell’ora vero?
E poi se da Detroit a Cabo ci vogliono 6 ore e se consideri il menodue di fuso.
Oddio, sto fondendo io adesso.
Eeehh perché deve andare ad Atlanta, far scalo ad Atlanta. In questo modo guadagna 6 ore.
Su cosa le guadagno scusa?
Eeeeeh se dovesse riprenotarmi lo stesso volo che oggi ho perso (oooh io non ho perso niente me lo avete fatto perdere voi, mettiamo le cose in chiaro plìs, ok?) arriverei a sera a Cabo.
Va bene,  guarda non ci capisco niente. Dimmi solo cosa devo fare.
E chi mi paga l’albergo. Oddio e dove sarà un albergo?
Eeeeeh devi andare al Customer care ad A43.
Siamo in A5 e l’uscita è in A10.
Arranco al desk ed una con una faccia da spaccargliela mi parla in detroitese masticanco un ciungam.
Ecco una cosa importantissima che ho imparato.
Che in america masticare vistosamente in ciungam fa fico.
I capitani degli aerei masticano indurendo il quadrato della mascella senza muovere altri muscoli.
I militare con le mimetiche masticano più vistosamente.
E gli impiegati ai desk di assistenza masticano sguaiatamente.
Persino le hostess in aereo masticavano, guarda un po’. Ma penso fosse per le orecchie. E se non l’hai capita questa non te la spiego.
Allora la signorina (?!) Delta mi dice che posso andare al Best Western con lo shuttle (è sulla luna?) che è a soli sette minuti dall’aeroporto. Ed ho due “mangia gratis” per pranzo e cena.
Ormai stremata mi dirigo verso A10 per uscire.
Ma prima devo bere. In America non esiste l’acqua gasata.
C’è acqua di tutti i tipi, a tutti i gusti, persino i più assurdi, tutti i gusti del fottutissimo mondo ma non quella gasata.
Solo Perrier o San Pellegrino.
Sì virgola ciao!
La compero naturale e, finalmente, bevo.
Durante queste ore ho imparato un sacco di altre cose, oltre ai gusti dell’acqua.
Ho imparato che per andare da Detroit ad Atlanta bisogna attraversare l’Ohio e il Kentucky ma anche un angolino di Tennessee.
Che Atlanta è vicino ai monti AppalaCCCCi e che per andare da Atlanta a Cabo San Lucas si passa dritti dritti sopra Houston e che si attraversano Alabama,Mississipi, Louisiana eTexas. E che poi si vola sopra ad un pezzo di Messico, ma un pezzo grande eh? Si sorvola il Golfo di Cortes e si arriva a destinazione. Che 36.000 piedi fanno circa 11.000 metri e che a undicimila metri la temperatura è – 45 (celsius eh?)
E che Cabo San Lucas è alla stessa altezza dell’Havana.
Inoltre ho imparato che in america le hostess sono piuttosto attempatelle, mediamente. Che gli aeroporti sono trafficatissimi e che l’aereo è un mezzo che viene preso da tutti con grande facilità.
Mi dirigo verso l’uscita, trascinandomi i piedi.

2 commenti:

  1. Hai congedato il mio regalo in 2 righe!!! Basta. Mai più favole! :P
    Lo sai che scherzo, vero?

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  2. Il post precedente chiude con la spiegazione della mia riservatezza a proposito di chi sei e della esatta natura del tuo regalo.

    Cosa ho provato l'ho detto a voce a te rischiando di farmi arrestare <3 mi manchi un sacco!

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