sabato 14 maggio 2011

Amore, poesie, canzoni

Da leggere ascoltando "Yellow Room" di Yiruma


Ieri, in spiaggia, ho visto due persone anziane.
Erano per mano, saldamente per mano. Vestiti leggeri e con le scarpe in mano. L’altra mano.
Camminavano lentamente guardando verso l’acqua e i pellicani, le barche, il mare, l’arco.
Le mani strette. Si vedeva che non era così per fare.
Si tenevano la mano, stretta.
Mi è tornata in mente “Ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di scale” di Montale.
Secondo me la più bella poesia d’amore in assoluto. Perché non parla di passione, non parla di quel qualcosa che ti travolge e ti avvolge, dello scuotersi dei sensi.
“E ora che non ci sei è il vuoto a ogni gradino”.
Quanto amore, amore quello vero. Quello pieno.
Il vuoto ad ogni gradino.
Quanti gradini facciamo in un giorno? Ogni singolo, piccolissimo giorno?
Il vuoto ad ogni gradino è tanto vuoto.
Così semplice eppure così magicamente complicato.
Non è facile amarsi per tutta la vita. Forse non è neppure facile amarsi tout court.
La struggente bellezza di queste parole fa sempre salire un groppo in gola.

Poi son passati due ragazzi. Giovani, freschi. Sacco a pelo in spalla. Le converse consumate (se non son consumate non sono “cool”) nell’acqua. Si baciavano ad ogni passo. Ridevano e si sorridevano.
Come in un film. Sembravano appena usciti da un film.
Ecco loro mi hai ricordato “I ragazzi che si amano” di Prévert.

I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore

Anche loro non c’erano per nessuno. E sorridevano. E si baciavano e sorridevano.
Io seduta sulla sabbia li guardavo, dietro la sagoma della nave dell’amore. Di “Love Boat”.

Poi è passata una coppia credo di trentenni. Lei bionda, minuta, la carnagione nivea. Lui grande, grosso, nero lucido, pelato, con la canotta e un paio di bermuda.
Anche lui con le converse in acqua. Quando lei, però, ha lanciato dei gridolini perché l’acqua le sfiorava le scarpe l’ha sollevata, come fosse una piuma, come fosse un gattino e se l’è messa sulla spalla.
Una specie di stola bianca su quel fisico nero.
E loro mi han fatto pensare a “L’amore fa” di Ivano Fossati. Anche se non erano malinconici quanto la melodia della canzone. “L’amore fa bene alla gente”.

Questo posto è un posto di coppie. I turisti sono a coppie, o multipli di coppie o propaggini di coppie.
E non c’entra nulla con la Love Boat è che non è un posto in cui si viene da soli. Soprattutto in bassa stagione.
Li vedi a due a due muoversi pacatamente tra il sole e i bar, le barche e la palme.
Lenti, con i vestiti leggeri, gli animi leggeri.
A due a due. Come nella poesia di Paul Eluard
“Non verremo alla meta ad uno ad uno ma a due a due” […]
A due a due.
Le persone che abitano e lavorano qui sono, invece, per lo più single, o single di ritorno. Ma soli.
Si viene a vivere e a lavorare in un posto come questo da soli.
Perché il resto del mondo non ti ha dato quel che cercavi. E forse neppure questa parte del mondo ti darà quel che cerchi.
Però si è in compagnia.
Sono in tanti nelle stesse condizioni. E diventa una sorta di stato naturale.

Sono più donne che uomini. Che non vuol dire che ci siano più donne sole che uomini soli. Credo ci mediamente le donne siano più coraggiose nell’affrontare la solitudine nel non “accontentarsi” .
Nel dire basta, io non ci sto. Cambio tutto, cambio vita, cambio casa.
Quando l’unica certezza che si ha è che, appunto, non c’è alcuna certezza.

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