La Regina di Coppe e la Regina di Spade.
Io e lei.
Le due cristina.
Viene da lontano tutto questo. La mia amica, ora naturalizzata messicana, venticinque anni fa lavorava nella stessa azienda in cui lavoravo io. Una agenzia di pubblicità americana a metà degli anni 80. Praticamente il bengodi.
Nessuna delle due era nel posto in cui avrebbe desiderato essere ma quello era il posto che avevamo al momento.
E poi, per la teoria del nulla accade per caso, forse dovevamo passare di lì anche per incontrarci.
Non è mai stato facile entrare nelle grazie della mia omonima.
Sembrava, e sottolineo sembrava, burbera, tagliente, dura quasi insensibile.
Per una serie di occasioni ci siamo ritrovate a legare.
Come due streghe ci siamo subito riconosciute. O come preferiamo dire noi, due Regine.
Lei leggeva i tarocchi. Forse lo fa ancora, lo scoprirò restando qui.
E da subito aveva dichiarato essere la Regina di Spade, quella che combatte, quella sempre sul fronte, quella sempre pronta a reagire, contrattaccare, protestare.
Io ero, invece, la Regina di Coppe. Da sempre accogliente, accomodante, restìa ai conflitti, più sorridente. Anche un po’ più pirla, diciamolo!
Quindi da molto, moltissimo tempo tra di noi ci si chiama Reina.
Anche se ormai io son Regina delle Coppe sbeccate e lei Regina delle Spade spuntate.
Ma sempre Regine.
Nell’occasione di questo viaggio, deciso di aprire un blog appositamente (quello mio è molto molto privato) dovevo creare un nuovo indirizzo email.
La Regina di Coppe mi è parso non solo appropriato ma anche l’unico possibile.
Quello giusto.
Ed ecco spiegato il nome con cui firmo i miei post.
Il Messico è una terra piena di contraddizioni, di opposti. Forse lo sono un po’ tutte. Ma qui si nota di più.
O forse son io che lo noto di più.
E’ la prima volta che attraverso “la grande acqua” (e qui mi tornano alla mente l’ I Ching che, invece, consultavo io all’epoca delle Regine) che vengo oltreoceano.
Che mi allontano così tanto dalla mia realtà quotidiana.
Che strappo così tanto e così a lungo i miei legami con il posto a cui, per il momento, appartengo.
Noi abitiamo nel quartiere che qui si chiama “Pueblo”. Già dal nome si può intuire che siamo in un quartiere popolare. Niente di turistico, solo locali.
In compenso siamo a dieci minuti a piedi – e di strada assolata senza un filo d’ombra. Mai – dal porto turistico e dall’Hard Rock Cafè, Burger King e Starbuck’s .
Dal grande centro commerciale “Puerto Paraiso” e dalla ala super griffata denominata “Luxury Avenue”
All’ Hard Rock sono entrata il secondo giorno per comperare la consueta tshirt per mio figlio.
Gli altri li ho evitati e li eviterò. Non voglio far la turista se non per il gran numero di foto che intendo fare.
Nei poli turistici, più che in altre zone, sembra di essere in un parco divertimenti a tema.
I cactus enormi e ramificati, i cardones, e quelli a palla piantati come ornamento sono veri. Eppure sembrano falsi.
Le altissime palme da cocco con tutti i cocchi verdi in bella vista, altissime come solo nei telefilm americani ho visto. Tutto circondato da sabbia.
Però sabbia ordinata, pettinata direi.
Fontane zampillanti, muri d’acqua in barba all’acqua che manca e alla fatica che si fa a portarsela a casa in taniche da 10 litri.
L’acqua corrente c’è ma è di cisterna e non si può bere. Ci si può cucinare ma solo se poi l’acqua o il brodo non si devono bere.
Quindi il caffè, le minestre, il riso vanno fatti con l’acqua comperata.
Nessuno ha la lavatrice in casa e quindi dovrò abituarmi a fare “all’americana” e andare al lava gettoni. Fa ridere. Ma fa ridere perché lo devo fare a termine. Perché per me è tutto un gioco. So che tornerò da dove sono venuta. Nel bene e nel male.
Ma nei viali turistici l’acqua c’è. Ci bagnano le piante, ci annaffiano i green per il golf.
Ho visto bouganville ovunque e anche plumbago, ibiscus e persino gigli interrati e rigogliosi.
Nelle piscine c’è sempre qualcuno che pulisce una parte o un’altra.
L’acqua per i turisti deve essere sempre limpida senza ombre né altro.
Gli stipendi sono bassi per non dir miseri e tutti sopravvivono solo grazie alle propina, le mance, che vedo elargire dalla galullo ad ogni angolo, ad ogni singolo messicano che fa qualsiasi cosa.
Dal benzinaio al ragazzino che riempie le borse al supermercato.
E’ sempre stata così e in questo mi riconosco. Siamo due idealiste convinte che la giustizia sociale sia un diritto e non un lusso. Certamente non qualcosa che possa essere negato con tanta sfacciataggine.
Ci vuole tenacia per essere Messicani.
La stessa tenacia dei fiori che di quando in quando vedi anche nel Pueblo o in altri angoli nascosti.
Che han tenuto duro, resistito al sole e alla sete.
Come spesso capita è proprio nei paesi più poveri che si trova più disponibilità, più allegria.
Che fanno più figli.
Sembra un po’ di essere nel sud d’italia.
Nel 1950. O giù di lì.
Mi viene in mente un film di cui non riesco a ricordare il titolo con Sophia Loren che contrabbandava sigarette a Spaccanapoli e per non andare in galera continuava a sfornare un figlio via l’altro.
Qui le ragazze vanno in giro con bambini appesi in ogni dove.
Ragazze giovanissime.
Eppure sorridono, son gentili, salutano e capisci che lo fanno davvero.
Soprattutto al Pueblo.
La cortesia della Marina è troppo affettata, troppo pomposa. Troppo per essere autentica.
Sulle calle del Pueblo la gente ti saluta quando ti incontra.
Ho imparato come si saluta alle varie ore del giorno e come ci si presente o si ringrazia a seconda delle occasioni.
Non è proprio uguale allo spagnolo ma credo che per chi lo conosce sia facile applicare le differenze.
Questo paese è incomprensibile a prima vista.
Per esempio al supermercato ti stampi la tua fattura direttamente con lo scontrino. MAI visto in italia.
Tutto quello che puoi detrarti per la tua attività lo fai mettere in una cuenta separata.
Poi vai alla postazione dell’assistenza clienti e c’è un computador con la sua stampante nel quale digiti i tuoi dati e ti stampi la fattura.
Poi, però, le regole della strada sono folli.
Si passa uno alla volta. No, così non si capisce nulla.
Non esiste la precedenza a destra o altre. Semplicemente passa una macchina da una parte e poi ne passa una dall’altra e via così.
Quando lo hai imparato anche da pedone ti viene applicato lo stesso criterio. Quindi lasci passare una macchina e dopo hai diritto a passare tu.
Le auto girano impunemente senza targa. Credo di averne viste più senza targa che con.
Pare esistano dei permessi, una sorte di dispensa per circolare senza targa.
Basta allungare una mordida (diversa dalla propina) a qualcuno che può farlo ed ecco. Hai il permesso per qualcosa che gli altri non possono fare.
Le cinture di sicurezza funzionano come a napoli. Non le mette nessuno.
In compenso carri con poliziotti armati sino ai denti e seduti nel retro di una specie di pickup americano, girano con regolarità per la zona turistica e ricca. Fermando macchine, pedoni a seconda di cosa è più opportuno. Per loro. Non per le regole comuni.
In Messico nessuno ruba nulla e nulla viene mai rubato.
Se qualcuno ti (sottovoce mi raccomando) ruba la borsa tu vai a fare denuncia.
E fin qui, tutto bene.
Peccato che poi la denuncia riporterà che la signora taldeitali ha “Perso” la sua borsa.
Così il tasso di criminalità si abbatte decisamente.
In mezzo alle grandi Avenide ci sono dei corridoi di palme e cactus.
E giocolieri.
Quando scatta il rosso si mettono in mezzo alla strada a far della giocoleria, anche complicata eh?
Non ho fatto in tempo a vedere mai come facciano a raccogliere le eventuali offerte.
Ma ho del tempo, lo scoprirò.
Alle due del pomeriggio il caldo è insopportabile e il sole spacca tutto.
Ieri sono uscita perché arrivava Olga (una specie della Teresa che arriva presto e pulisce tutto) e non vuole impicci mentre fa i mestieri.
Uscire da sola alle 13:45 è stato faticoso.
Ho fatto tante foto, mi è piaciuto, ma fisicamente l’ho proprio sofferto.
Così come lo ha sofferto il mio viso che ancora adesso (e son passate 30 ore) è rosso peperone e brucia. Nonostante la protezione messa prima e il lenitivo messo dopo.
Dovrei espormi poco alla volta magari di mattina presto prima di affrontare la spiaggia, l’acqua e la barca.
Però sabato o domenica al massimo dobbiamo attraversare la Baia di San Lucas per arrivare all’Arco.
Non si sa per quanti giorni ancora ci sarà la bassa marea e bisogna andare a vederlo prima che venga di nuovo inghiottito dall’acqua.
Purtroppo non ci può passeggiare su quella sabbia. Pare che lì la corrente sia davvero pericolosa. E il mare o l’oceano potrebbero imbizzarrirsi ad ogni istante.
Quindi potremo andare con la panga (una barchetta con una specie di tendina sopra e pochi posti) e costeggiare la playa de l’amor che si affaccia sul golfo di Cortez, fermarci in acqua e guardare sbirciando dall’altra parte dell’arco la spiaggia dei divorziati.
Questi curiosi nomi vengono dal fatto che la punta di Cabo è il punto in cui si sposano il mare del Golfo con l’oceano Pacifico.
Quindi da un lato l’amore, dal lato tranquillo e più quieto del golfo, in cima l’unione quindi il culmine dell’amore e, dal lato opposto, il divorzio, la separazione dove l’oceano è ingannevole ed ha onde e correnti e vortici che possono travolgerti da un attimo all’altro.
Voglio impararne tante di queste cose.
Folkloristiche e di tradizione.
Ho un libro sulla storia del messico, un primo livello ma giusto per assaporare il gusto di questo posto.
Poi vedrò cosa approfondire.
La storia è importante per i Messicani. La storia del loro paese. La LORO storia.
Infatti se si prende in giro, si dileggia uno dei tre simboli della patria si va dritti in galera.
La bandiera, lo scudo che è lo stemma inserito nella bandiera e l’inno nazionale.
Domani è il cinque maggio ed è festa nazionale. Ma lavorano tutti.
Ora sono stanca, qui son solo le 10 di sera ma il “ritmo gallina” perdura e credo per un po’ mi terrò compagnia.
Con tutte le complicanze del Messico e la sua arretratezza una cosa la devo dire: non ho mai visto la Regina di Spade così serena, così tranquilla, così “a casa” come da quando l’ha lasciata.
E questo è bello quando succede a qualcuno a cui vuoi bene.
Come leggere un lbro... ardaje....
RispondiEliminaVabbè, comunque il film con la Loren era "Ieri oggi , domani" di De Sica . Un bacione e salutami la Regina di Spade!