La galu continua a dirmi tranquila, io sono tranquilla ma sono un pochito stanca e anche un pochito preoccupata perché non ho un altro cambio.
Bien, la galullo parla come un veneto e con una strana inflessione. Fa ridere. In italiano parla con quella inflessione. Il messicano non riesco neppure a sentirlo. Sono proprio stanca.
Alàn della Delta (imparerò che qui gli accenti sulle parole sono tutti diversi dall’italiano facendo una confusione tremenda perché quando mi sembra di aver appreso una regola salta fuori l’eccezione, mpf!)
Alàn, dicevo, tutto occhiolini e sorrisi dice che apre un reclamo e ci farà recapitare la valigia a casa.
No. Mi spiace ma non ci credo. Visto che, comunque, non posso fare altro, abbozzo.
La Galu guarda l’ora e mi dice: “Secondo me per le otto arrivano con le valigie”
Vorrei essere altrettanto fiduciosa.
L’aeroporto e nel mezzo del nulla. Deserto, cactus come quelli di Jacovitti e cocco bill. Sono pazzeschi, enormi, con i rami e le infiorescenze.
Intorno è tutto sabbia e ocra e secco.
Ogni tanto si affaccia qualche cespuglio addirittura fiorito, ha resistito chissà come al caldo, al nulla e all’arsura.
Pare che qui piova 5 giorni l’anno e che basti una mezz’ora di pioggia perché avvenga una specie di magia, subito dopo l’acqua tutto quello che è beige e secco diventa improvvisamente verde.
Mi piacerebbe vedere questo verde magico ma non è stagione.
La macchina macina chilometri e polvere in uno spazio immenso, aperto, infinito.
Non si vede la fine, non si vede un ostacolo. E’ tutto aperto, tutto gigantesco. Un vuoto pienissimo, enorme.
Lo dico ad alta voce e la solita Galu, che guida con i capelli al vento che sembriamo Thelma e Louise della terza età, senza fare una piega mi risponde “Si chiama deserto”.
Scoppio a ridere come una scema.
Mi è mancata lei. Il suo cinismo (falso come i soldi del monopoli) quella finta durezza e indifferenza verso le cose del mondo. La rendono unica e anche un po’ uguale a me.
Sono felice di passare del tempo con lei.
Mi snocciola i suoi impegni settimanali tra il porto, l’albergo, l’università e le lezioni private. Una trottola, praticamente.
E mi racconta cosa faremo nei giorni liberi.
Quel che non possiamo assolutamente saltare è:
- Andare con la barca all’Arco di Cabo sinchè c’è la bassa marea
- Andare a fare una gita (mi specifica guidata) nel deserto … uhm … guidata sta per? Niente che c’è uno che ti racconta cosa stai facendo e sa quel che fa. Ora mi sento meglio
- Formica vai a cavallo? Triplo senso carpiato? Galu mai andata ma, perché no? (l’omonimia ci ha sempre portate a chiamarci per cognome)
- Un weekend andiamo a La Paz – per forza, con quel suo tono che non lascia spazio a repliche di alcun genere
- Un giorno a Todos Santos, la città degli artisti
- Io vorrei andare coi delfini, accenno. Va bene! (tono condiscendente) ti ci porto …
- All’Adventure nonmiricordopiùcosa (io non mi ricordo lei il nome lo aveva detto) non ti ci porto. E’ un po’ estremo. Si tratta di fare, nel deserto, robe tipo lanciarsi su corde sospese …. Nonono basta basta basta … non dirmelo neppure ok?
Beh poi vediamo no?
Certo, poi vediamo.
Il deserto è pazzesco. Davvero.
Un uccello enorme ci vola sulla testa: è un condor. El condor pasa. Tutto acquista un senso qui.
Vederlo dal vivo e così da vicino, perché volano bassi i condor, fa davvero impressione. Vedi tutti i dettagli. La punta estrema delle due ali che si piega in modo strano, le piume definite, l’apertura delle ali.
E mi rendo conto che ce ne sono tanti altri.
So che “è bellissimo” l’ho già detto ennevolteditroppo ma che ci devo fare? Era bellissimo!
Le strade sono messe male, dissestate, piene di buche.
Quando non ci sono le buche ci sono i “vibrador” cioè una serie di protuberanze a forma di mezze palle per dissuadere dall’andare troppo veloce. Sì peccato che anche andando lentamente passarci sopra ti frulla gli organi interni. Mi ci dovrò abituare: sono dappertutto.
Sei pronta? Mi giro verso la galu. Pronta a cosa?
Ti presento il mare di Cortez!
Ecco qui le parole non si possono usare. Non ho mai visto un mare così. Vero è che non sono tipa da mare e che non ho mai scelto mete particolari per vedere mari belli.
Ma questo toglie il fiato, soprattutto perché alle spalle c’è il deserto, a due passi.
Il nome originale della Baja California Sur significa lingua di deserto tra due mari. Beh! È così.
Ci sono persone che fanno surf e barche in mare per la pesca sportiva (ecco cosa facevano quelli di Atlanta) al Marlin.
Le spiagge sono deserte o quasi. Tanto è lo spazio, tanto è tutto grande.
Scusa ma quello è …?
Sì è un campo da golf.
Ma come un campo da golf scusa?
Per il resort “cippirimerlo” che offre il golf come una delle attività possibili.
Ossignore ma come si fa a mantenere un green perfetto con questo tempo?
Ho scoperto nei due giorni successivi tante cose uguali a questa e son certa che tante ne scoprirò e ne vedrò.
Il mio messico non è certo quello turistico. L’ho sempre saputo ma ora lo sto toccando. E non è bello.
Sono le solite ingiustizie sociali per cui si sfrutta un paese meraviglioso sulla pelle di chi ci abita togliendo loro le cose per darle ai turisti. Perché turisti uguale denaro … e sul denaro tocca star zitti. A tutti.
Qualche curva dopo ecco la baia di san lucas e l’arco.
Ho finito le parole per descrivere quel che vedo. E sto stramazzando dal sovraccarico di tutto.
Andiamo a casa a lasciare quel poco che ho dei bagagli a mano e andiamo a mangiare.
Intanto aspettiamo la telefonata di Alàn che ci confermi l’arrivo dei bagagli e il fatto che ce li consegneranno.
Mi porta alla Marina sul porto turistico dove ci sono delle barche … non so nemmeno se stazze del genere si chiamino barche oboh!
Battono tutte bandiera americana e sono spaventosamente sontuose, pacchiane.
Belle anche se non è qualcosa che desidererei.
Tira un vento tiepido, il sole è a picco.
Il nostro tavolo è esterno e guarda al mare.
Sospiro.
Mi servono una corona in bottiglia con il limone agro (è un piccolo limone verde che niente ha a che fare con i nostri né con il lime) e mi portano dei gamberoni in pastella di cocco con salsa di mango.
Aaaahhhh! Meravigli ….
Driiiiiiiiiiiiiiiin
Non ho ancora addentato il gamberone.
La galu mi dice che è Alàn che la chiama.
Parlano fitto in messicano ma mi pare di capire che ci sia qualcosa che non va.
Chiude e mi dice una frase lunghissima. In spagnolo, però.
E mi guarda anche spazientita come se fossi diventata improvvisamente scema.
“que pasa?” eh, se me lo dici in un idioma che io possa comprendere magari …
E’ buffo come in questi giorni quando mi deve tradurre qualcosa dallo spagnolo le venga di farlo in inglese. Forse perché insegna quello di mestiere e quindi le viene facile. È buffo.
Tornando ai gamberoni e al telefono: dobbiamo andare “rapido” all’aeroporto perché nelle mie valigie c’è qualcosa che non può essere introdotto in Messico. A meno di non pagare una tassa che neppure lei ha capito bene cosa. Dobbiamo andare in dogana.
Formica mangia veloce che dobbiamo andare.
Fffffffffffffff buoni son buoni ma andrebbero gustati
Siamo già in macchina un’altra volta.
Solo l’idea di farmi quasi due ore di andirivieni nel deserto mi sento venir meno.
Poi son preoccupata per questa storia dei bagagli: che diamine mi son portata?
Bah!
Prendiamo l’autostrada, per far prima.
Autostrada completamente inutile costruita per non so che evento che aveva portato capi di stato e sultani a cabo.
Ecco: questo è davvero il deserto.
L’altro era attenuato, addomesticato (citazione dedicatissima).
Questo è duro, ruvido, secco.
Una strada persa nel nulla. Una vastità di spazi da agorafobia.
Impensabile.
Arriviamo all’aeroporto, lei mi dice di lasciare che parli lei in spagnolo, visto che ignoriamo completamente quale possa essere il problema.
Il direttore della dogana ci accoglie ma ci dice che posso entrare solo io.
Mi porta nel suo ufficio e ci sono le mie valigie. Su quella piccola una scritta in spagnolo che dice di non liberare, bagaglio sospetto. O qualcosa di molto simile.
Mi chiede cosa ho messo in quella valigia.
Oddio, le ho fatte e rifatte talmente tante volte che non so più bene cosa sia dove.
Mi lancio e gli dico che ci sono le perline, i cordami e boh qualcos’altro.
Non so se ho risposto giusto.
Mi chiede di aprirla, visto che è chiusa con il lucchetto.
Una volta aperta mi chiede di mostrargli “the gems”.
Le … cosa? Le perline.
Sono perline non gemme, non pietre preziose.
Uhm … e cosa le ha portate a fare qui?
E’ il mio hobby, faccio collane con corda e perliname vario.
Eh e se le porta per una vacanza in Messico?
Beh sto qui due mesi … il rischio di annoiarmi c’è.
Storta la faccia, posso vederle?
Estraggo il mio supersacchettone di perle e perline e gliele mostro.
Le esamina, prende i sacchetti, li fa ballare tra le mani, ne apre qualcuno.
Gli spiego che è legno, vetro, stoffa, plastica, semi, cose strane ma non certo pietre preziose o pietre dure.
Uhm … e quanto sono costate tutte queste in Italia?
Ossantapolenta ma cheddiamine ne so!!! Mi spiace ma non saprei dire. 50 euro? Meno di 100 sicuro …
Mi guarda ma non è convinto.
Solleva il sacchettone e lo porta ad una collega che non capisce una cippa di inglese e quindi non sa nulla di quel che ho detto.
Per fortuna la collega è una donna e, alla prima occhiata, scoppia a ridere. Gems? Naaaaaa
Va bene senorita (il problema della nunez si porrà da qui a tutta la permanenza quindi non ve la spiego più ok?) allora può andare.
L’accompagno all’uscita doganale.
Non ci si crede?
No, tendenzialmente non ci si crederebbe ma son riusciti a far passare una seconda volta i miei bagagli ai raggi ics. In due giorni credo abbiano superato abbondantemente la dozzina di volte.
Passano e va bene.
Il signor dogana mi accompagna all’uscita scusandosi per il malinteso.
Uscendo trovo la galullo che stava tentando di corrompere il signor Security ormai quasi al limite massimo del consentito …
Ok è andata. Abbiamo anche le valigie.
Andiamo a casa.
No, non andiamo a casa. Dobbiamo andare al Wall Mart a fare la spesa così mi dici cosa vuoi, cosa mangi per colazione, cosa ti piace.
Madre de dios! Non so neppure più come mi chiamo …. Non so cosa mi piace né cosa voglio. Tantomeno cosa mi manca.
Il wallmart è davvero gigantesco e anche solo fare un giro veloce prende un sacco di tempo.
Al reparto frutta e verdura ho visto cose che non sapevo neppure esistessero.
Il nopal, la foglia del cactus, totalmente privata delle spine.
Frutti strani, di strane forme. Radici. Verdure impossibili da identificare.
Buffo e colorato.
Sono arrivata alla fine di tutto.
Forze, fiato, pensieri.
Andiamo a casa.
Voglio solo togliermi i vestiti che ormai ho addosso da due giorni interi ed intensi.
Mettere qualcosa su piedi e gambe a zampogna e, forse, dormire. Non so.
Facciamo quattro chiacchiere, scrivo qualcosa per il blog, cerco inutilmente qualcuno in rete e, finalmente, vado a dormire.
Bellissimo racconto!!!!
RispondiEliminaOrmai tutte le sere devo leggerti per forza... non posso andare a dormire senza sapere che cosa ha scritto di nuovo la Regina di Cuori.
E allora va... oggi sono buona e ti faccio un regalo, così ti togli 'sta scimmia della tilde sulla n che non riesci a fare... che sarebbe poi la nunez, come la chiami tu...
Per scrivere la ñ minuscola devi schiacciare Alt+164 sul tastierino numerico (con i numeri in cima alla tastiera non funziona).
Per la Ñ maiuscola invece il trucco è Alt+165.
Sui netbook o i notebook, che non hanno il tastierino, devi attivare i numerini presenti sui tasti delle lettere che si trovano sulla parte destra della tastiera.
Schiaccia il tasto Fn+Scroll per attivare i numerini.
A quel punto schiaccia Alt+164
E poi rischiaccia Fn+Scroll se no poi scrivi solo numeri....
Se non hai capito una cippalippa guardati questo tutorial su YouTube (è in spagnolo, ma ormai sei del luogo...)
http://www.youtube.com/watch?v=oHQtr_5Ap3c
ciao Nuñez!!!!
ciao Nuñez!! Mi sono accorta che ti ho ribattezzato "Regina di Cuori". Fa istèss???
RispondiEliminabaSci!
GraSSie, sei sempre fonte preziosa per qualsiasi informazione! Una garanzia, praticamente.
RispondiEliminaFa istèèss e lo prenderò come un augurio per interrompere il mio ramadàn sessual-amoroso nonchè guarire dalla ormai cronica sindrome avio-priva.
La storia della regina di coppe te le spiego nel prossimo capitolo subito all'inizio.
Besos :)