lunedì 23 maggio 2011

Veleggiando coi pirati



Come una bimba piccola, lo so sono infantile, mi lascio incantare dalle cose luccicanti.
Come i palloncini della festa della mamma.
Come i fuochi artificiali.
Come le cose da turista.
E anche dal veliero dei Bucanieri con le vele gialle e i pirati a bordo.
La musica dei Pirati dei Caraibi mi ha accolta.
Ero emozionata, elettrizzata. Come una bimba.

Il mare era davvero grosso, le onde alte.
Tanti americani, pochi latinos.
Open bar e sunset cruise.

Abbiamo veleggiato (finto come i soldi del monopoli perché le vele erano chiuse e andavamo a motore) … insomma mi piace pensare di essere stata su un veliero.
Quindi abbiamo veleggiato verso l’arco.
C’è ancora un pochino di sabbia sotto l’arco ma è questione di giorni, ore e tornerà ad esserci l’acqua.
Per i prossimi quattro anni.

Ero l’unica da sola, come al solito, ma avevo le attenzioni di Cheko, il capo pirata della nave.
Un uomo messicano buffo e allegro che giocava con i doppi sensi con tutte le signore a bordo.

Dall’arco abbiamo fatto il giro e siamo entrati nell’oceano pacifico.
Bello e incazzato. Rumoroso, pericoloso.
Dal nulla un paio, forse tre delfini si sono avvicinati alla barca. Ci nuotavano accanto cantando.
E’ bello vederli liberi fare i tuffi e seguire le navi.
Credevo fosse una fola, invece eccolì lì a salutarci e saltellarci accanto. Senza comandi, senza esser addomesticati. Cantando.
Il canto dei delfini. I delfini in libertà.
E quando ci siamo allontanati il loro canto è scemato come un ooohhh di delusione.
Tenerissimi.

Il vento batteva forte e faceva ballare la barca.
Un’onda alta mi ha presa in piena schiena.
I capelli sul viso che non si riusciva a toglierli mai, da un verso o dall’altro.
Bevevo la mia birra e guardavo il mare, lo fotografavo.
Guardando le grandi spiagge, lontane, apparentemente piccole mi sono resa conto che nella spiaggia libera, quella dove non ci sono alberghi tra il mare e l’interno non si riesce a distinguere il confine tra spiaggia e sabbia del deserto.

Una visione singolare. Bella.
Ballare sulla nave, rollare e beccheggiare in mezzo a tutto quel vento mentre i pirati facevano il loro show e mi facevano ridere mi ha fatta sentire bene.

Con la più famosa musica dei Pirati dei Caraibi il capitano ha dato inizio al tramonto.
Silenzio, coppie abbracciate, tutti gli occhi rivolti verso quel globo infuocato che calava a nascondersi dietro le montagna. Perché il sole tramonta sull’oceano.
E’ stato un momento romantico, silenzioso, maestoso.
A sole sceso la barca si è accesa di mille lucine sugli alberi e sulle vele arrotolate.
Luci roteanti e premiazioni per gare di tequila.
E poi, di nuovo, la quiete del porto.

Il mare dà una sensazione di libertà impalpabile.
Voglio continuare a veleggiare.
A lungo.
E forse rappacificarmi con il mare, il caldo e il sole.
Chissà …

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