mercoledì 22 giugno 2011

Santa Maria e malinconia


L’ultima domenica in Cabo.
Una giornata di sole con tanto vento.
Usciamo per il desayuno. E andiamo in un posto meraviglioso che affaccia sul mar di Cortez.
Siamo dirette alla spiaggia di Santa Maria. Una delle aree protette nelle quali si fa snorkeling.
Con noi c’è anche la vicina argentina Inès.
La colazione è spettacolare, all’aperto, il vento che fa rumore tra gli alberi e i rami fioriti.
Mangio forse gli ultimi pancakes di questa vacanza. Mi guardo intorno e tutto è così bello … una sorta di malinconia. Forse è quella che i brasiliani chiamano saudade?
Forse.
Mi guardo intorno e mi rendo conto che tutto questo  mi mancherà, moltissimo.
Cogli l’attimo, cogli l’attimo, cogli l’attimo. Lascia stare quando tornerai.
Sei qui. Adesso.
Respiro il profumo del mare e dei dolci misti alla pancetta fritta,
Il profumo del caffè, il chiacchiericcio leggero degli altri nel locale.
E’ davvero un bel locale.
Faccio qualche foto ma quasi mi manca la voglia. Non rendono giustizia, mai abbastanza a quello che vedo.

Andale! Si parte per Santa Maria.
La strada tra il parcheggio e la spiaggia e una spianata di sabbia in mezzo ai cactus e agli sterpi.
Fotografo la choya, il cactus tipico di Cabo e della Baja California Sur.

 

Fotografo un grande cardone

 

 e la pittaya


Non sapevo neanche esistessero sino a due mesi fa.
Due mesi …
Basta!
Mi avvicino per fotografare meglio una pianta di choya e sento la galu che mi strilla “rrrrrapido formica, rrrrapido”
Qui quando ti devono dire di far veloce le erre di rapido si moltiplicano per nonsisaquanto.
Uffa, stavo facendo delle belle foto!
Formica, non stare lì, qui sì ci sono i serpenti.

O.O
Noooooooo i serpenti no.
Sgrunt. Arrivo alla spiaggia senza fiato.

La spiaggia è meravigliosa, un angolo di mare in un golfo di roccia. Piccoli sassi al posto della sabbia.
Raccolgo conchiglie minuscole, sassi che luccicano e pezzi di corallo bianco, poroso. Qui è così.
Mi perdo a guardare le onde che si infrangono e come cambiano.
Qui c’è una gran quiete. Come ovunque, soprattutto in questa stagione.
Ci sono famiglie intere sparse qui e là. Ma mi rassicurano che le famiglie arriveranno a ora di pranzo, quindi verso le tre. Sono le undici. Va benissimo.

E’ inutile, le persone qui stanno vestite. Non si spogliano né al sole, né all’ombra, né in acqua.
Mangiano, bevono. Hanno sacchi enormi di chicharrones e solo l’idea mi rivolta.
Arrivano dei piccoli catamarani per lo snorkeling e qualche grande yacht con la stessa intenzione.

Faccio il bagno. L’acqua è davvero fredda ma è limpida tanto che si distinguono i singoli sassi, i pezzi di corallo e le conchiglie sul fondo.
Non c’è sabbia quindi niente vola.
E’ una bellissima sensazione.

Ogni tanto approfittiamo dell’assenza della galu per finire di organizzare il compleanno di domani.
Sempre nelle due lingue mescolate e con Calafia che non è lì via sms.

La galu ride e si rivolge ad Inès “Credi che io sia scema?”
E, con il massimo del candore, Inès le risponde “Sì.” Con quel suo accento argentino che non si capisce un cazzo quando parla soprattutto con le doppie L
E’ il tuo compleanno, compi cinquant’anni non rompere i coglioni e lasciaci fare.

Il sole è caldo ma il vento tira forte per cui è piacevole stare lì come una lucertola.
Mi giro quando la galu mi avvisa che mi si è arrossato il viso.

Rientriamo con tutta calma passando dal Walmart perché di servono “due cose di numero” e ne usciamo più di un’ora dopo con il carrello pieno. Un classico direi.
La cosa buffa è che abbiamo incontrato Calafia che era venuta a comperare la valigia, il nostro regalo per la galu, e facendo la gnorri se n’è andata per tornare a comperarla il giorno dopo.

A casa doccia lunga e tanta crema doposole.
La luce lunga del sole che calava mi ha come ipnotizzata.
Un attimo di magone.

Questa sera non usciamo.
Passo la serata a scrivere che sono un po’ in arretrato con il blog.

 

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