sabato 18 giugno 2011

Nuotando coi pesci


(Immagine gentilmente offerta da google di pesci volanti che non c'entrano ma mi piacevano)

Ultimi dieci giorni, la galu ha tante cose da sistemare prima di partire ma anche più tempo libero perché l’università è finita e il lavoro ha un attimo di quiete.
Non deve preparare le lezioni e alcuni lavori extra che aveva da fare li ha conclusi.
Quindi riusciamo, anche in settimana, a fare qualcosa insieme che non sia di necessità, tipo la spesa e simili.

L’altro ieri pomeriggio siamo andate alla spiaggia.
Intorno alle 4.
Io ci ero andata soltanto di mattina, in ogni occasione, anche con lei.
C’è un’aria diversa di pomeriggio.
I locali che arrivano a piccoli gruppi dopo il lavoro con le loro piccole ghiacciaie con cibo e bevande per cenare in spiaggia.
Bambini, passeggini, ombrelloni e anche lavoro.
C’era un uomo che intrecciava delle foglie di palma tagliate a striscioline creando dei cuori e dei fiori.
E, finito il suo lavoro, prima di andarsene ha raccolto anche il più piccolo dei fili di verde che aveva tagliato mentre creava.
Da questo punto di vista sono davvero civili. E la spiaggia è pulita.
Il panorama è diverso perché è familiare e niente affatto turistico.
Nella spiaggia libera dove eravamo noi.
Perché poco più in là, dove ci sono gli hotel, i bar e i ristoranti c’erano tantissimi gringos in vacanza e si sentivano le grida in americano che venivano scatenate dai giochi e dalle stupidaggini da “animatori”. Tipo le cose che fa mio figlio in grecia, per intenderci.
Che, per altro, a me piacciono pure.
Ma stonano con il messico che ho vissuto sino ad oggi e che non intendo modificare in corsa all’ultimo momento.

Il sole ha una luce diversa e la sabbia è quasi fredda.
L’acqua è più bassa, le onde quiete anche se il vento tirava fortissimo.
L’acqua trasparente senza tutta la sabbia smossa dalle onde grosse la mattina.
Un sacco di pesci anche a riva, pesci che volano fuori dall’acqua da ogni parte, dovunque ti giri.
Ti fai il bagno e i pesci ti toccano le gambe e tutto intorno è un saltare e tuffarsi di pesci e pesciolini.
I gabbiani che volano bassi. Con quel loro volo fermo immobile, le ali enormi ferme. Qualche verso ma non alla Giuni Russo e all’improvviso … CIUFFF … acchiappano un pesce e si rialzano da zero a mille in un secondo. Quasi non li vedi.
E poi guardi e vedi qualcosa che non ti spieghi. Tutti fanno il bagno vestiti. Completamente vestiti.
Ho chiesto alla galu perché e mi ha risposto “per pudore”.
Ma come per pudore? Lavorano a torso nudo per strada, sui tetti anche sulla spiaggia, se lavorano. E quando fanno il bagno nel loro tempo libero lo fanno con i calzoncini e le tshirt?
Sì questo è qualcosa di difficile da comprendere dei messicani. Ci sono alcune cose impossibili da comprendere e che vanno semplicemente prese così.
Hanno un senso del pudore tale che li porta con questo caldo e questo sole praticamente eterno a stare in spiaggia vestiti e fare il bagno nello stesso modo.

Qui gli ambulanti hanno una regolare licenza. Sono tutti vestiti di bianco con una tessera al collo che li identifica. Vendono vestiti, cappelli, braccialetti …
Qualcuno passa, vestito di tutto punto con tanto di mocassini, con il cappello bianco e una chitarra.
Si avvicina per suonare e farsi pagare.
Noi abbiamo intonato la litania del “Gracias, no”
Ma lui sta pizzicando le corde con le prime note de “La Bamba” …
Mi sento come Roger Rabbit con mazza la vecchia … mi vien da cantare ma so che sarebbe un disastro perché ci si appiccicherebbe senza speranza.
Mi tengo la canzone in gola con grandissima fatica.
Ho voglia di cantare. Ho voglia di musica.
Ecco qui mi manca. Mi mancano le mie folli ore a strillare sulle basi di questa o quella canzone.
Mi manca fare musica con qualcuno, farla insieme. Questo però da  molto prima del Messico.

L’ombra si allunga velocemente qui la sera. Un attimo e il sole è ancora ben visibile e poi in qualche minuto è giù. La luce di quest’ora ha qualcosa di magico, di magnetico. Il cielo azzurro prende una tinta quasi pervinca e le poche nuvole che sembrano batuffoli di cotone sparse prendono tutti i colori dal rosa al rossastro cambiando in continuazione.
Il vento è davvero forte.
Questa notte è plenilunio e dall’altra parte del mondo c’è stata poche ore fa la luna rossa.

La luna qui sorgerà giallo intenso per poi tornare la luna bianca di sempre alta nel cielo terso.
Durante il plenilunio c’è sempre vento forte.
La luna influenza il mare e l’oceano porta vento.
Qui impari ad accordarti con il ritmo naturale. A seguire quello che è dettato dalla natura e niente altro.
La festa del plenilunio è sul tema della “partenza” del salutarsi.
Qui hanno un modo diverso di salutarti se arrivi o se te ne vai. E non è benvenuto e buon ritorno è proprio un saluto diverso se arrivi in questo posto o se lo lasci. Non importa quanto a lungo. Ma lo lasci.
Lo prendo come un saluto anche alla mia di partenza.
Questa sera leggono poesie di donne locali. Inedite.
Mentre la luna sale.
Poi un ballerino di flamenco accompagnato solo da percussioni … mi spiace ma non mi è piaciuto. Sarà che l’immagine di Joaquin Cortéz è ormai indelebilmente associata al flamenco maschile e pochi ce ne sono.
Poi una banda di locali che suonano la salsa.
E tutti a ballare.
In cima a questa montagnola che guarda su tutto San Lucas, con il vento che tira fortissimo e non riesci a tenere i capelli in nessun modo.

Capire i messicani non è facile. Ed è facilissimo. Tutto insieme.
Sto leggendo dei libri di Cacucci. Ho visto il film di Frida, che non avevo mai visto.
Ho imparato a conoscere Frida e Nahui e Tina e Ribera, i grandi muralisti di inizio secolo.
Mi ha presa una sorte di fame di sapere.
Ed ho imparato i colori tipici. I nomi dei vari cactus e di tutti i chile che riesco a ricordare.
Ce ne sono troppi. Davvero troppi.
Non avrei mai immaginato potessero esistere tanti tipi di peperoni e peperoncini sinchè non sono arrivata qui.
E i santi, le vergini, le feste. Il loro modo di celebrare tutto. Persino la morte.
Quella propensione naturale che tutti hanno per danzare anche quando camminano.
Le foglie di tabacco appese nei negozi dove arrotolano e vendono sigari.
I Mostri magici di madera, coloratissimi e buffi. Impossibili da portare a casa. Fragili e complicati.

Ho voglia di saperne di più. Mi piace l’idea di avere ancora tante cose da imparare. Una metà del mondo da scoprire e conoscere.
E una notte tutta di vento che mi ha cullata in un sonno sereno.

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