domenica 26 giugno 2011

Salutando il Mexico

Tante cose sono successe in questi giorni qui, dall’altra parte del mondo.
Beh in primis ci sono venuta e direi che non è davvero poco.
Ho fatto tanto ma in realtà non ho poi fatto nulla.
Ho vissuto quello che c’era da vivere, ho preso quello che il tempo, il caso e il posto hanno offerto.
Mi sono rappacificata con il sole e con il mare.
Ho conosciuto il deserto e mi ha accolta.
Ho conosciuto i rapaci e mi sono innamorata del loro volo guardandoli incantata dal primo giorno all’ultimo come se fosse ogni volta la prima occasione che avevo di vederli.
Ho imparato molto sulle donne del Messico. Sull’orgoglio di una nazione.
Mentre ero qui a casa nostra, in italia, il vento è cambiato ed un’aria nuova, più pulita circola. Si sente sin da qui.
Speriamo che duri. Ma ora dico “Perché non dovrebbe durare?”
Ho ascoltato il ruggito dell’oceano e mi ha completamente rapita.
Ho conosciuto il mondo nascosto dei pesci, una minuscola porzione, ma sufficiente a fugare il mio terrore delle profondità dell’acqua e ad innamorarmi di quella vista.
Ho nuotato con i delfini ed è un’esperienza che va proprio fatta. Perché è incredibile.
Ho parlato con il mare, con il vento, con il sole che tramonta.
Ho festeggiato il sorgere della luna piena in modi incredibili.
Ho celebrato il solstizio d’estate tra il vento e il mare.
Ho scoperto cosa vuol dire vivere con poco, di poco ed esser felici. Felici davvero.
Ho imparato che può esistere una vita piena di musica e di danza. Ma soprattutto di voglia di far musica e di voglia di ballare. Ad ogni minima occasione che si presenta.
E, soprattutto, che non occorre chissà che agio o che prospettiva o progetti e realizzazione personale per far musica e ballare ogni singolo giorno.
Ho imparato che i cactus non sono solo una cosa che punge (come avevo creduto da bambina dove son riuscita a riempirmi di spine urtando i cactus dei nonni in giardino) ma sono alberi, veri e propri. Fieri e resistenti. Forti.
Ho scoperto quante tonalità diverse possa avere il colore della terra riarsa e delle sterpaglie.
Ho vissuto l’eccitazione di un secondo di incontrare un’oasi in mezzo al nulla e vederla andar via in un battito di ciglia.
Ho perso anche qualcosa. Fardelli, cinture, manette, gabbie della mente.
Ho perso il timore di mostrare la mia pelle nuda, bianca (anche se ora un colorino ambrato ce l’ha) e tutte le mie cicce.
Ho perso il bisogno di coprirmi sino all’esasperazione in favore di uno scoprirmi per vivere l’aria sulla pelle, la frescura che l’assenza di troppi abiti regala.
Ho perso la vergogna di farmi fotografare. Non mi piace rivedermi. Continua a non piacermi e mi vedo troppo grassa, troppo tutto.
Ma, e questo è impagabile, mi vedo anche felice.
Vedo la mia faccia felice, finalmente! E ritrovo, guardandola, la felicità di quell’istante.
E allora val la pena di fermarlo. E forse con il tempo smetterà anche di essere una pena. Seppur più piccola oggi.
Ho perso il timore di essere goffa. SONO goffa. In alcune cose davvero tanto. Sono un donnone di più di cento chili, sono alta un metro e un puffo e alcune cose mi vengono male, altre non mi vengono più e tante son piene di goffaggine.
Sono goffa. Ma sono io.
Ed ho mani capaci di creare collane che tutti amano e che rendono felici le persone che le indossano.
Anche qui. Dall’altra parte del mondo sono caduti in amore con le mie collane. Qui dove l’uso e il gusto sono totalmente differenti.

Ma soprattutto ho trovato me.
Dopo tanto vagare, tanto cercare: ho trovato me.
Ho trovato il mio carpe diem.
Ho ritrovato la voglia di far progetti anche a lungo termine perché se la vita deve finire domani lo farà comunque. E morire senza un progetto è tanto peggio di morire senza averne avuto uno. Anche se incompiuto o irrealizzato.
Giusto oggi sono inciampata in una frase di Coelho

Never save the best for later. You don't know what tomorrow holds

Direi che sopperisce alla mia totale mancanza di sintesi ...
Ho ritrovato la leggerezza. Il valore del vuoto.
Ho scoperto che tutti gli oggetti di cui mi sono circondata negli anni son diventati superflui oggi. Persino noiosi. Tanto che me ne disferò.
Nel modo più dolce possibile. Perché sono stati compagni di viaggio preziosi ed hanno sopportato tutta la mia folle necessità di ammucchiarli gli uni sugli altri.
E ho ritrovato altri valori e altri sentimenti che, però, sono privati e non li condividerò con voi. Forse neppure in privato. Forse neppure a quattr’occhi.
Questa è una grande novità. Qualcosa di privato. Di solo mio. Talmente solo mio che non ha necessità di essere condiviso con alcuno.
Ho scoperto che non ho più bisogno di stampelle, di supporto, di conforto. Non in senso patologico, almeno.
Non ho più bisogno degli oggetti psicomagici, di quelli scaramantici, di quelli di scorta.
Leggerezza. Alleggerire. Anche se torno con 50 chili di valigie e un sombrero enorme sottobraccio.
Torno più adulta ma anche più bambina. In un modo in cui non la sono mai stata.
Con l’incanto negli occhi che questa natura e questi paesaggi hanno riempito.
Con la curiosità, la fame di sapere, la voglia di leggere, cercare tutto il possibile su questa parte del mondo di cui non so nulla e che è, invece, incredibilmente affascinante e ricca e colorata e sfaccettata.
Perché anche se per molto tempo ho stentato a crederci sino a smettere totalmente di crederci, tutto cambia.
Tutto può cambiare. Quello che non è successo in una vita intera può succedere in un istante.
Nel bene e nel male.
Ma voglio pensare solo al bene. Al male ci si deve pensare già troppo se e quando accade.
Tutto può cambiare anche se è difficile. Di certo succede solo se ci si crede.
Con grande forza. Ma anche con grande leggerezza e serenità.

E, citando la canzone con la quale voglio chiudere questa avventura, “e così come tutto cambia, che io cambi non è strano”.
Sono cambiata.
Sto cambiando mentre scrivo.
E continuerò a cambiare sinchè avrò fiato.



Le due Frida - Frida Kahlo


Todo Cambia 

Cambia lo superficial
cambia también lo profundo
cambia el modo de pensar
cambia todo en este mundo


Cambia el clima con los años
cambia el pastor su rebaño
y así como todo cambia
que yo cambie no es extraño


Cambia el mas fino brillante
de mano en mano su brillo
cambia el nido el pajarillo
cambia el sentir un amante


Cambia el rumbo el caminante
aunque esto le cause daño
y así como todo cambia
que yo cambie no extraño


Cambia todo cambia
Cambia todo cambia
Cambia todo cambia
Cambia todo cambia


Cambia el sol en su carrera
cuando la noche subsiste
cambia la planta y se viste
de verde en la primavera


Cambia el pelaje la fiera
Cambia el cabello el anciano
y así como todo cambia
que yo cambie no es extraño


Pero no cambia mi amor
por mas lejos que me encuentre
ni el recuerdo ni el dolor
de mi pueblo y de mi gente


Lo que cambió ayer
tendrá que cambiar mañana
así como cambio yo
en esta tierra lejana


Cambia todo cambia
Cambia todo cambia
Cambia todo cambia
Cambia todo cambia

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