martedì 31 maggio 2011

Tijuana e San Diego



Data reale 24 maggio

Tijuana fa paura. E non nel senso “wow, da paura”.
No fa paura.
Saranno tutte le cose che ho sentito, sarà perché tutti erano preoccupati per me e per questo passaggio.

A Tijuana ho avuto paura.
Scesa dal bus la stazione era enorme, il terminal di tutte le compagnie. E son tante.
Tanta gente, troppa dopo un viaggio così lungo.
Non sono stravolta, non come ci si sarebbe potuti aspettare dopo 27 ore. Nonostante l’impegno dell’esercito messicano non sono proprio devastata.
La stazione dei bus è nel bel mezzo del nulla con cartelli che ti avvisano di non fare una serie di cose perché ritenute muy peligrose:
-          Non prendere taxi non autorizzati
-          Se non sai come riconoscere i taxi autorizzati chiedi a qualcuno (oh! E se qualcuno è un malvivente? Gosh)

Riesco a prendere un taxi autorizzato comperando un tagliando prepagato per la mia destinazione.
Fa un caldo porco, altro che giubbotti.
Arriviamo al confine.
Ma … scusa … dov’è il confine?
Non posso portarla più avanti señorita!
Ah ecco …. E …. Dov’è?
Là in fondo señorita!
L’unico “infondo”che vedo è infondissimissimo.
Là?
Si mira là!
La’. A piedi.
Scesa dal taxi mi aggrediscono una dozzina di tassisti come le locuste nei film dell’orrore. Cercano di prendermi la valigia, lo zaino offrono di portarmi al confine, oltre al confine, a San Diego a Los Angeles.

AAAARGGGH!! EbbBasta no?

Improvvisamente mi ricordo le indicazioni della galu per il mio arrivo all’aeroporto.
E inizio a dire a tutti “No, gracias. Vienen par mi”
Abracadabra! Alakazam e pure un po’ di zippidoodayeah! Pouffff!
Svaniscono. Tacciono. Stan fermi.

Mi incammino non sapendo bene dove dev ….. OUCH!
L’ho capito adesso. Dietro tutti questi che aspettano in piedi al sole di mezzogiorno.
Ah no, qui son le 11. Come avevo già preannunciato non ci avevo capito una cippa.
Un’ora di fila. Durante la quale mi è passata accanto, davanti e sotto agli occhi la corte dei miracoli.
Zoppi, storpi, mendicanti, venditori di qualunque cosa.
Ci sarebbe stato anche qualcosa da fotografare ma non ho osato estrarre la fotocamere.
Sono nervosa e il tempo non passa mai.

Nella terra dimezzo tra un cartello che dice “Territorio americano” e il vero e proprio confine un’altra lunghissima fila.
Sui muri ogni genere di avvertimento.
Ci sono ventordicimila cose che se scoprono che le hai fatte o fai (forse pure farai chissà) possono farti trattenere dalle forze dell’ordine o trascinarti in prigione e/o espellerti dagli States forever.

Urca! E se ho fatto qualcosa che non so di aver fatto non sapendo di non poterla fare? Aiuttt!

In questo preciso istante ho la sensazione di aver fatto un terribile errore con questo viaggio, so che è la paura che parla ma …
Cartello:
“I cani stanno lavorando. Non cercate di toccarli, accarezzarli o parlare con loro”
E chi li tocca? Sono enormi e minacciosi! Si potrà strillare se ti spaventano?
Che ci faccio qui?
Un due tre … respira. Un due tre … respira. Un due tre … respira.

Uhm no. Non funziona. La saliva a zero.
Ecco tocca a me.

“Mornin’ M’am”
Gli porgo il passaporto, lo apre e mi guarda negli occhi.
Cosa ti porta a San Diego Cristina?
Wow! Servizio personalizzato anche per la security?
E’ carino, nel senso di gentile.
Mi fa qualche domanda.
Ho risposto bene, pare perché rendendomi il passaporto mi dice
“Welcome to America cristina, enjoy your stay!

Esco.
No. non esco.
Bagagli ai raggi ics.
I miei bagagli si suicideranno prima di arrivare a milano. O moriranno di radiazioni.
Esco.
Adesso davvero esco.
Dopo un altro pezzo di eternità esco.
Faccio un bancomat per avere dei dollari, vedo il trolley che porta a San Diego ma cedo ad un taxi.
Scopro stupidamente perché il tram senza alcun cambio mi avrebbe portata praticamente a due blocks dall’albergo.
Ma sono stanca, provata, ho caldo ed ho sete.
Ci mettiamo una eternità.
Una strada a sei corsie. Per lato.
Arrivo alla reception del Motel 6 pregando che, pur essendo presto, mi lascino fare il check in ed entrare in camera.
Per fortuna sì.
Motel 6, piano 3, stanza 309. Per chi conosce la mia mania a proposito di numeri è una combinazione fantastica. Bene!
L’hotel è super basico. Forse più del travelodge.
Ma ci devo solo dormire, c’è una tv grande e l’aria condizionata.
Faccio una lunga doccia, mi vesto leggera ed esco alla scoperta di San Diego.
Alla cieca. Mai fatto in vita mia.
E’ tutto così grande qui!
Sarà che sono sulla 2nd Avenue e quindi downtown ma la larghezza delle strade, l’altezza degli edifici mi fan sentire piccola. Proprio piccola piccola.
Persino gli alberi son grandi.
Fuori dall’hotel, ma scoprirò che sono dovunque qui, c’è un albero con i fiori viola.
Non glicine o ciclamino e neppure lilla. Son viola. Sono bellissimi e creano una particolarissima macchia di colore in giro per la città.
Ho bisogno di fare una cosa con l’homebanking e chiedo dove posso trovare un internet cafè o qualcosa del genere.
La receptionist, carinissima, mi guarda come se le avessi chiesto dove possa trovare la fermata del tram a cavalli.
Mi spiega che in albergo c’è il wifi. Ed è gratis.
Sì ma non ho il pc.
Può farlo con il telefono.
No il mio telefono non naviga. Non sa nuotare.
Il mio telefono telefona. Che cosa cretina vero?

Ora mi guarda come se IO fossi un tram a cavalli. O una aliena.
C’è, le pare, un unico internet bar giù nella Broadway ma scoprirò andandoci che il sistema oggi è crashato e non se ne riparla sino a domani.
Putain!

Mi guardo intorno ed è tutto davvero troppo grande. Bellissimo ma troppo grande.
Troppo grande se ti senti piccola.
La sensazione che avevo nel non voler andare a New York da sola ora diventa una certezza. Non ci si può andare da soli.
Mi correggo. IO non ci posso andare da sola.
Mi guardo intorno un po’ stordita. Non ho studiato.
Non so nulla della città, dei trasporti pubblici, cosa sia dove. Cosa valga la pena di essere visitato.
E senza rete sono perduta.

Compero i biglietti per i mezzi 1 day pass per oggi e un pass 2 days per quando ritorno venerdi e sabato.
Vedo una specie di caffè che non è uno dei mega ristoranti che ho visto sino ad ora. Troppo eleganti e sicuramente troppo costosi.
E non è una catena di fast & junk food.
E’ un caffè parigino (oh ma com’è che sono in america latina e non e casco sempre sulla grancia?).
Prendo un panino semplice e una birra.
Merda! Questi son proprio dei barbari. DAI la fetta di limone nella birra no cazzo. Non è manco la Corona, da bravi!
Pfffffffff
Arriva il ….. panino?
Un mostro enorme di pane e bandierine con la caesar salad di fianco.
Ah sì lo dicevano che qui è tutto con insalata accanto.
Ok, lo affronto!

Mi sento molto meglio dopo aver mangiato.
Esco, vedo Macy*s e mi si illuminano gli occhi.
Entro ed inciampo subito nel reparto skaters.
I prezzi sono ridicoli e le cose bellissime.
Ma è passato il tempo in cui potevo scegliere qualcosa per filippo andando sul sicuro.
Tshirrt, camicie e scarpe le so. Ma il resto no.
Ci sono dei bermuda meravigliosi e anche dei costumi che gli piacerebbero come foggia e marca ma sono tutti estremamente fantasiosi (per non dir bizzarri). Son belli ma tutti esagerati e non che a filippo dispiaccia ma occorrebbe sapere come scegliere il “troppo” che si adatti a lui.
Mi arrendo.

Oh! Il mio primo giorno in America. In città, facendo cose, girando. La notte in Michigan son stata rinchiusa nell’albergo di siessai.
Alterno l’entusiasmo con il disorientamenti.
Tutti i commessi di macys sorridono, chiedono come stai e se possono aiutarti.
E’ solo il loro mestiere ma ti fa piacere. Ti chiedono cosa fai, da dove vieni.
Non mi disturba anzi mi conforta perché son tante ore che non parlo con nessuno, e per tante non ci parlerò.
Il cellulare va a 1 € al minuto, impensabile.

Compro qualcosa.
Cerco, poi, nelle taglie balena. Ma non c’è nulla di adatto. Come cazzo si vestono gli americani? Sgrunt!

Abercrombie. Non ci sono mai entrata a Milano. Mi imbarazza tutto e troppo.
Le tshirts costano il corrispondente di 28 € ma mi fanno schifassimo e non so neppure se a fil piacerebbero. Le lascio lì.
Vado in un drugstore ed ho un turbamente nel vedere il frigorifero delle cocacola.
La cocacola alla vaniglia? Alla ciliegia? Macccheschifo!!!
Cerco un paio di cose che mi servono e in un attimo di leggerezza compero un nuovo rossetto.

Il negozio è stranamente caldo, l’aria condizionata evidentemente funziona male.
Mi sento cedere le gambe. Beh grazie al “paese militarizzato” non ho praticamente dormito.

Qui le persone indossano i loro badge per strada. Tutti.
Tanti accattoni.
Tante, troppe persone che dormono per terra. Tra la generale e totale indifferenza.
Una sorta di paura sottile mi attraversa. Sicuro la stanchezza sta giocando la sua carta.
Torno in albergo a riposare. Mi sembra tardissimo ma in realtà son solo le 16 ora locale.

I capelli stan cedendo la tinta. Sono praticamente castana. Qualcuno ne sarebbe felice!
Il viso non è più pallido.
Il rossetto color caffè mi sta bene.
Allora divento leziosa e mi sistemo mani e piedi e metto lo smalto color cioccolato.

Mi faccio coraggio e alle 7 esco.
Il bus “sotto casa” è l’11 e passando da downtown arriva in un posto chiamato Skyline Hill.
Mi pare una meta promettente, almeno per la vista.
Prendo il  bus ed è stranissimo.
E’ come se all’improvviso mi trovassi a paperopoli  e vedessi gente che guida la 313 e il deposito sopra alla collina.
Il bus è esattamente come quelli dei film.
Solo che io guardo quelle cosine light tipo CSI, Criminal Minds, Bones, Dexter e quindi sui bus succedono sempre e solo cose orribili.

La popolazione è scarsa. Come di notte nei famosi telefilm.
Arriva la signora nera, anzianotta come la classica idea che abbiamo della Mami.
Ragazzi latinos con pearcing e tattos. E i pantaloni sotto alla mutande.
Ho qualche timore ma poi decido che basta!
Mi godo il viaggio e il panorama.
Eccheddiamine!

Sale un signore nero. Si vede che è anziano anche se non saprei dargli un’età.
Sotto alla giacca e sopra i jeans si vede un grembiulone blu. Fa sicuramente un lavoro umile. E faticoso, Si vede che è stanco.
Ha la barba bianca come la neve. Il pizzo, veramente, sagomato strano e quando mi rivolge la parola li vedo gli occhi.
Azzurrissimi, chiari, color dell’acqua. Dolci.
Mi chiede se mi secca che apra il finestrino. No non mi secca anzi mi fa piacere.
E’ un bell’uomo, fiero ma tenero.

Da quel punto in poi  saliranno persone che si conoscono e chiamano l’autobuSSSSista per nome.
Come nei film! (l’ho già detto lo so ma che ci posso fare se son caduta dentro ad una televisione??)

Passiamo di fianco ad un posto dove ci sono moltissime persone in fila.
Una cosa che in questi giorni mi ha colpito è la serenità con cui gli americani si sottopongono ai controlli di sicurezza. Che, a onor del vero, sono proprio in un sacco di posti.
Sono lì in fila e vengono passati tutti con il metal detector portatile quindi entrano da un tornello a raggi. Di quelli che ti lasciano entrare ma non uscire.
Vabbè dai. Un tornello.
Salendo si vede via via più panorama della città, più lontano.
Ho fatto bene a scegliere questo giro.
Verso la parte alta della collina ecco … Wisteria Lane!
File di casette singole a 2 piani, il grande garage con il vialetto di fronte per il parchettio. La veranda e il giardinetto. La bandiera. La bandiera? Sì la bandiera. La maggior parte delle case ha la bandiera in giardino …
Vedo il sole tramontare dalla cime della collina ed è una bella sensazione.

Al ritorno siamo passati dallo stadio (ecco cos’era quel posto con la fila e i tornelli!).
E’ illuminato a giorno. Il Baseball. Non ho mai visto uno stadio per il baseball. E’ fatto a metà come un teatro greco. Le luci sono fortissime e anche le voci che gridano “home run” qualsiasi cosa significhi.
La squadra locale è i San Diego Padres.

In periferia si sono quella specie di gabbiotti dove dopo il lavoro le persone vanno a giocare a basket. E accanto dei giardini con tavoli e panchine di pietra per giocare a scacchi.

Scendo alla 4th Avenue a vado all’Hard Rock Cafè.
Qui sulla tshirt vado sul sicuro e, giacchè ci sono, ne prendo una anche per me. Visto che qui le vestono le balene.

La tipa dello store è semplicemente detestabile.
Invece il mio cameriere “Bobby B” è molto simpatico e gentile.
A parte che mi chiama sweety e già questo sarebbe abbastanza per farmelo piacere.

Mi chiede cosa faccio qui da sola.
Lui è Estone ed ha lavorato in un sacco di Hard Rock sparsi per il mondo. Tranne l’oriente. Non gli interessa l’oriente.
Abbiamo parlato dell’Italia, del lavoro e dell’economia in Europa.
Gli dico che è il mio primo giorno in america e mi dice che va celebrato, quindi mi offre una birra.
A dirla tutta mi aveva anche chiesto di aspettare che finisse di lavorare per andare a bere qualcosa insieme altrove. Ma non me la sento.

Alle 10 sono in albergo e schianto addormentata con la tv che trasmette uno dei miei serial preferiti del quale ho visto forse 3 minuti e la sveglia puntata alle sette e mezza. Ho un bus da prendere domattina!


Una colonna sonora sulla via di Tijuana (Parte due)

Data reale 24 maggio

01:40 Guerrero Negro.
Abbiamo attraversato di nuovo tutto e siamo sulla costa del Pacifico. Solo perché so la posizione geografica di Guerrero.
A mezzanotte c’è stato un altro posto di blocco. Tutti giù.Un'altra volta.

Un’altra volta, aprire le valigie, aprire le borse.
La sensazione di Prison Break.
Anche se credo loro fossero a Sonora.

6:25

Riaccendo l’aipod.

“It’s wonderful” Diana Krall
Baja California Norte.
Ho dormito poco e male. Altri due posti di blocco.
L’oceano da una parte e una pianura che non saprei dire.
E’ solo l’aurora.
L’ora locale 5:28. E dall’aria condizionata siamo passati al riscaldamento.
Ho solo vestiti leggeri? Finirò congelata?
Ho bisogno di un bagno e di una tanica di caffè.
Questa strada non è tutta curve. Questa strada è LA curva. E il saliscendi.
“L.O.V.E.” di Bublè.
Il paesaggio è come immagino sia la Route 66 sulla West Coast.
“Where do the children play?”
Ho visto un’auto con il parabrezza ghiacciato.
Spero sia l’effetto deserto.
Sennò qui mi scatta l’effetto “Son fottuta”
Le persone in blu hanno giacconi imbottiti e il cappuccio alzato.
Gosh!
“La leggenda del pianista sull’oceano”
“Piccola serenata diurna”
“Certe cose si fanno”
L’alba sulla Sierra che ora, però, appare lontanissima.
“Passerà”
La chiesetta dei film! Con la campanella piccola sopra!
“Le tue mani su di me”
Un salto ai miei sedici anni.
Ricordo mani amate diventate poi dure, fredde, lontane.

Ho preso il caffè.
Adesso … caffè … un bicchiere enorme di acqua bollente. Il “Cuciar” (giuro che si dice così ma non so come si scriva). Vaso di Nescafè …
Scusa spiegami. Devo venire a San Quintin a bere il Nescafè?
E un barattolone di zuccchero.
Indico una specie di briosche che appare innocua. Ma non la azzecco.
La addento è la pasta all’interno è ROSA maiale. Un rosa impossibile, inesistente.
E’ anche gnucca. Due morsi e la faccio scomparire con un gioco di prestigio. Bleah!

“Mountain Dance” Innamorarsi OST
Adoro questo pezzo.
Quando ho visto il film la sensazione che ha lei durante questa scena dove prova tutti i vestiti, con le gote rosse, trepidante nell’attesa di incontrarlo mi son rivista in un milione di occasioni.
Quando devi incontrarLo, Lui. Il suo batticuore perduto e ritrovato per caso in una libreria.

Il mio anello dei viaggi fa la gibigiana mentre scrivo. Il sole batte sul cristallo.
Mi fa sempre sorridere.
Anche l’opale messicano luccica, con discrezione.
Quanto spazio!
Le discese son sempre una sorpresa.

OOooh! “I know why and so do you” le mie sorelline. Come son bravi!

No, non fa freddo, C’è aria pulita e or ail sole brilla grande e deciso.
Il mio anello fa i colori dell’arcobaleno! J

“Alfie” Dionne.
Certo che i messicani han delle facce che ti fan paura.
Per forza! Nei film fan sempre i cattivi! Poi una resta incastrata nello stereotipo.

“Another suitcase in another hall”
Già. Ci ho scritto un post.
“Don’t fence me in” Ella
Doppio già.
“Just sweet dance dreams”

Qui è tutto giallo, rasato. Avranno fatto fieno. Ne ho visto camion pieni. Balle strane, rettangolari.
Una decapottabile e un cappello anni 50 legato sotto il mento.
Così bisognerebbe attraversare questo mare giallo che luccica al sole. Come i capelli del piccolo principe.
“Every time you say good bye” di Annie
“Vivere forte” Piccola Orchestra Avion Travel con Elisa.
“Ballando al buio”
Questa mi ricorda due uomini.
Uno dei quali mai conosciuto di persona. E’ stato mio marito virtuale in un gioco medieval-fantasy. Tanto tempo fa, tante vite fa.
L’altro un cantante che ballava con me.

Nuova discesa.
BAAAMMM!
Tutto verde. E’ incredibile.

“Hush hush (I will survive)”
22 ore di viaggio, un’altra chiesetta dei film western! Allora son tutte così davvero!
“Kissing me softly with his song” Mina.
Son tornate le colline.
Il pacifico fa capolino a sinistra di tanto in tanto.
“Another day” Rent
“Express”

E curve, curve.
Un lago verde di sabbia beige e colline a macchie sulla terra rossa.
Una coltivazione enorme di Nopal, il cactus che si mangia ma che se non lo fai bene diventa bavosissimo e fa CccchiCChio!
“Lui, lui, lui”
No Mazzini, mi spiace ma questa la passo adesso.
“Telephone”
Sembra un caleidoscopio.
I colori cambiano ad ogni giro, anche piccolo. Ad ogni occhiata.
Chissà dovemMinchia siamo?

“Love don’t come easy”

Noooooooo c’mon! Un altro blocco NO.
E’ il quinto non basta? No?
NO. Salgono loro questa volta. Hanno in mano dei cacciavite arrugginiti! O.O ossantaputrella! Questa mi mancava.
La loro mimetica è sui toni del beige. Giustamente qui è tutto beige. Per mimetizzarti devi esser beige.
Perquisiscono le borse e tossiscono. Sarà l’ultima volta?
E’ buffa la Garitta, molto artigianale. Se si chiama garitta quel posto dove ci sta sempre uno con il mitra spianato.
Qui è fatta di 4 copertoni di camion dipinti di giallo taxi.
4 pile di 4 copertoni ciascuno tutti attorno al mitra.
Quattro pezzi di legno grezzo piantati a terra con un pezzi di stoffa a fargli ombra.

“Ci vorrebbe il mare”
Io adoro questa canzone.
Filippo aveva solo due mesi. La spiaggia di San Benedetto del Tronto autunnale.
La cantavo mentre spingevo la sua carrozzina.
C’è un’unica foto proprio in spiaggia. Io sorridente mando un bacio all’obiettivo.
Lì mi vedo bellissima.
Una delle poche foto in cui mi vedo bella.
“Una storia d’amore” no lorenzo no skip
“Seasons of love” cinquecentoventicinquemilaseicento minuti! Ma è quella di Ale, che bello!
“On my own” Fame OST
“Hammer to fall”
“Don’t let me be lonely tonight”
Un’altra che amo immensamente.
West coast arrivo. Non ci credo ancora.
“Un’altra vita” Alice
Ho capito molti anni dopo che a me non serviva “un’altra vita” ma semplicemente UNA vita. Vivere. Vivere e basta.
E per questo, anche per questo adesso son qui ad attraversar terre in lungo e in largo.
“Dream a little dream on me” Glee version. Ma ne ho così tante di Glee?
La batteria non arriverà mai a Tijuana.
“Sorrido”
“A House is not a Home” Glee, appunto.
“Unpretty” TLC. Perché la adoro credo sia evidente a chi mi conosce appena un poco.

Ma come, siamo di nuovo a serpeggiare in mezzo alle montagne? Ma quante ce ne sono, non finiscono mai?
“Mi parlavi adagio”
“Carte da decifrare”
“Il nostro concerto” versione Baglioni

… ovunque sei … che testo meraviglioso questa canzone.
Umberto Bindi ha scritto un capolavoro.
“Chaconne” Yiruma
“Spaccami il cuore”. Lo hanno già fatto Mimì a tutte e due. Sicuramente a te.
“Buonanotte a te”
Anche Concato però è un gran poeta, come Paolo Conte
“The winner takes it all” di Mammamia!
Sorella di Maybe this time. Ma qui è quando scopri che non era neppure quella la volta.
Mi piace la voce di Meryl.
Credo di avere al massimo un paio di canzoni poi … pouff e fine musica
“Mentre tutto scorre”
“Notturno”
Mimì
Questa mi ricorda un innamoramento fondo, profondo mai concretizzato. Il ricordo di quei baci non dati e non avuti brucia ancora.
“Your Song” da Moulin Rouge.
“Gli uomini non cambiano” versione di dolcenera no. Skip
“Suavemente” ahi che voglia di ballare il merengue.
Ballarlo con il fiato mozzato delle promesse che i fianchi si stanno facendo.
Questa canzone per me è sesso puro. Passione e danza.
“Sway” altra danza di sesso se con il partner giusto. Quante promesse ho fatto ballando che poi ho mantenuto!

Ora faccio il clown ma c’è stato un tempo in cui ero una femmina.

“Non ti bastavo più” un sasso nel cuore
“Hide and seek”
Ai pod morto.
Sono le 9. Ho ancora 4 ore …
Terra Rossa. Saliamo ancora per le montagne.
Una discesa, questa sembra vicina ad una città.
Una città asfaltata e piena di sabbia.
Ensenada, dice un cartello.
Ensenada 12 km, Tijuana 127.
Posso piangere? Posso?

Ensenada, per me masquenada da ora in poi è una città brutta, semi americana.
Tutto o quasi qui è bilingue.
La stazione Aguila è grande e i bagni, a pagamento, sono puliti.
Però funziona tutto e c’è pure il sapone per le mani e tanta acqua.
Sono 24 ore che pulisco le mani con il gel disinfettante e non ne potevo proprio più.
Il valore delle piccole cose lo scopri proprio quando non hai neppure il “basico”.

Da Ensenada si prende l’autostrada! Oooooohh!
Passiamo il casello e … ci crederesti? UN altro controllo militare. Daaaaaaaaiii!
La galu mi ha scritto “Si chiama paese militarizzato” …

L’autostrada corre sul mare. NO, questo è oceano.
Le onde sono lunghissime e bianche e spumeggianti.
Il mare è sotto uno strapiombo di rocce.
Non ho capito come cambi l’ora qui, credo di perderne una ma non ne son certa
(nda in realtà ne ho guadagnata una, qui rispetto all’italia siamo a -9)

Ora è tutto pieno di palme, dune di sabbia, spiaggia e mare.
Sembra O.C.
Dai formica: ci siamo!

lunedì 30 maggio 2011

Una colonna sonora sulla via di Tijuana (prima parte)

Data reale 23 maggio



Mattina eccitata.
Sono salita sul bus quasi senza fiato per l’emozione.
E’ grande, fresco e le poltrone sono grandi.
Ho degli impicci nei piedi e devo trovare il modo di mettere lo zaino nella cappelliera.

La visione del deserto sulla via per Todos Santos qui è moltiplicata. Perché la vedo da un finestrino panoramico e dall’alto.
C’è un film in spagnolo “walk the line”. Diciamo che i doppiatori messicani lasciano un po’ a desiderare. Ma del resto noi con i doppiatori italiani siamo stati viziati.

Abbiamo passato un posto di blocco.
Una specie di trincea con sacchi di sabbia e una piccola tettoia di paglia.
Dentro un soldato con il mitra.
Incute timore.

Attraversare in orizzontale la Baja vuol dire trovarsi in mezzo, letteralmente in mezzo al deserto.

12:17 La Paz
Sosta di venti minuti, bagno piccolo ma pulito. Chiosco tristissimo.
Ho preso un tubo di tuc e l’acqua fresca.
Un omino è salito sul bus e ha pulito il bagno. Poi ha scopato e lavato tutti con il disinfettante. Questo mi rincuora.
Siamo rimasti in 3 sul bus.
Più una signora che sembra una nativa americana di cinquemila anni e due bambini di 3 o 4 anni. Un maschio e una femmina.
All’inizio del viaggio erano parecchio molesti, ora pare si siano chetati.

Ahia! Ho parlato troppo presto.
Abbiamo nuovi passeggeri, tanti, tutti intorno a me.
Credo che più tardi mi sposterò verso il fondo del bus.
Questi posti davanti seguitano a liberarsi e occuparsi ancora.
Forse avrei potuto immaginarlo. Bueno. Userò questa informazione per i viaggi a seguire.
Chissà, forse ora arriva un altro film.

13:00 primo cambio di autista. Si riparte.
A La Paz c’è il mare.
E’ il mar di cortez. E’ bello e quieto. La citta (dina?) è graziosa, ordinata e sembra abbastanza grande. Non per nulla sarà la capitale del Districto Federal della Baja California Sur. No?
La piazza è tipicamente spagnola con una bellissima chiesa di mattoni rossi.
E due campanili.
Tutte le insegne qui son pitturate sui muri e i colori son forti, decisi.
Il mio finestrino è opaco, la sabbia della strada si è sollevata ed ha messo le tende.

Accendo l’aipod. E’ la prima volta da quando son qui che ascolto musica mia.
La riproduzione casuale ha deciso per il duetto di “Canone inverso”. Solo 2 violini.
Struggente e malinconico, fa salire le lacrime agli occhi.

“Quando l’amore ti tocca” Ah ecco! Un’altra allegra.
“Aspettando che ritorni”

Siamo in una caletta, se si dice così, deserto, sabbia, spiaggia, mare e oltre il mare altra sabbia di spiaggia e di deserto.
“Minuetto” allora dillo!
Hanno messo Nemo in tv con il risultao che i due bambini strillano come aquile. Li sento nonostante il volume della musica sia alto.
“Almeno tu nel’universo” versione di Elisa.

Un letto di peperoncini rossi stesi sulla sabbia a seccare. E’ tutto rosso a perdita d’occhio.
Qui tra le palme di coccobill ci sono anche i pali della luce di Topolinia. Palo di legno grezzo, un tronco d’albero, e un filo tirato. Basta.
“Per tutta la vita”
Questa terra è dura. E difficile. Eppure le persone sono felici, sembrano felici.
Anche sotto al sole cocente.
A cavallo in mezzo alla sabbia cercando di strappare qualcosa di buono da questa terra assetata.
“Samba de la rosa”
E intorno l’occhio si perde nel deserto, Da tutti i lati.
Se ho capito la strada che faremo non dovremmo più affacciarci sul Mare di Cortez ma costeggiare il lato Est della Sierra Madre per poi riattraversare in orizzontale sbucando a Guerrero Negro dal lato del pacifico
“Quanto ti ho amato”
Questo shuffle oggi ha deciso di boicottare la musica allegra e/o straniera?

Non c’è altro colore che i toni del beige, del legno secco e dei cactus assetati.
Assetati eppure salti. Pieni di braccia e nuove … gemme? SI chiamano gemme quella specie di boccioli, di infiorescenze dei cactus?
“The last song I’m wasting on you”
Stiamo passando in una sorta di piccolo gola tra due pareti di pietra erosa, bucata.
Stiamo salendo. Parecchio e non me ne ero resa conta.
Subito dopo la gola si è aperto uno strapiombo sul Mar di Cortez.
Mi ha fatta sobbalzare e perdere un battito. Sembrava ci stessimo andando dritti. E’ spettacolare e lascia senza fiato anche a prescindere dallo spavento!
“Broken”
Vorrei essere Elisa. Solo per un giorno. Ascoltare cosa si prova a cantare così.
Come si fa a tradurre in musica quel che senti, quel che provi. E con quella intensità con cui lo fa lei.
Sapere cosa vuol dire avere una musica in testa e riuscire a crearla.
Credo mi riempirebbe il cuore tanto da farlo scoppiare.
“L’ultimo gesto di un clown”
Credevo di aver capito a Cabo il significato di sconfinato. Invece no.
Invece è qui. Qui è sconfinato.
E sicuramente ci sono tanti altri posti che lo descrivono diversamente.

“My favorite things”di  Sarah Vaughan.
Può “the bee stings” anche nello stesso istante in cui stai realizzando un sogno?

“Capirò” di Mina
“Flash” da WWRY, quindi proprio un flash
“Goodbye love” Rent OST

Stiamo attraversando la Sierra. Non c’è NULLA.
Solo questa strada, niente luce.
Una serie di tralicci un paio di canzoni fa. Qui, invece, non c’è nulla.
E cellulari non hanno campo. Sole a picco. E il nulla.
Segnali gialli per le curve. Null’altro.
E’ così immenso che sembra possa inghiottirti da un momento all’altro.

“What are doing the rest of your life” versione Barbra
Un attimo di pensieri muti.

E “All at once”. Sospiro.
Mi ricorda qualcuno. Uno che mi ha fatto sbattere il cuore contro al petto sino a farlo sanguinare.
Credo di non aver mai desiderato nessun’altro, mai in tutta la vita, come ho desiderato lui.
Lui che è da sempre in “someone else’s arms”.
Ed è felice. Il cuore mi balza in gola ancora oggi quando lo incontro.
Mi manca il provare un sentimento così forte. Anche se doloroso, anche se non corrisposto.

“Sotto le stelle del Jazz”

Questa stradina scavata tra le rocce fa paura. E’ piccola e siamo in mezzo a due pareti di roccia.
Ci fermiamo in continuazione e andiamo a passo d’uomo.

“Guido Piano”
Esiste una felicità dolorosa? Una serenità amarognola?
“Tell me something fool” Glee version
“I belong to you” Whitney
“Blue Moon” Glenn Miller Orchestra
“Invisibile” Cristina Donà
“Best for Last” Adele
“Empire state of mind” Alicia Keys. Penso a “A cuneo” e sorrido.

14:54 Sosta nel mezzo del nulla. Una capanna di legno giallo con il tetto di paglia e taniche per l’acqua.
La bambina dietro di me tira calci e pugni al mio sedile.
Conto.
Uno, due, tre .. […] trenta.
NO.
Ho ancora voglia di tirarle un ceffone.

Mi fa bene stare senza piccì. Forse posso ritrovare una dimensione meno cyber.
Nda mentre copio: cazzata! MAI PIU’ andare via per 6 giorni da sola senza pc. Non fa bene non parlare con nessuno per 6 giorni e non aver notizie, mai più.

“I believe” Honey OST
Non sono ancora riuscita a mangiare qualcosa che abbia il senso di cibo.
Ma non capisco cosa ci sia dentro a quelle cose dall’aria strafritta.
Ho qualcosa da smangiucchiare ma poco e di quello che non sazia.
La ragazza seduta accanto a me (è il quarto vicino di sedia che cambio) ha il viso da eschimese. Ha gli occhi di Bjork.
Ha appena aperto un pacchetto di Chicharrones (fidati non vuoi sapere cosa sono, davvero!) e me li ha offerti. E ha fatto lo stesso con tutti i vicini.
Carina, una cosa così in italia non si vede da un pezzo.

“Mille giorni di te e di me”
Ho amato Baglioni come nessun’altro cantante. Forse perché ho iniziato ad amarlo a 16 anni e “quella maglietta fina” mi è stata sfilata quando lui la scriveva. A quell’età l’entusiasmo non ha pari.
E ha delle note che mi commuovono.
C’è un sol bemolle che mi fa piangere ogni volta che lo suono.

Uuuh! “Incontro”
Come con il tempo certe strofe o incisi di  canzoni diventino comprensibili. “E le frasi quasi fossimo due vecchi”

“Besame mucho” Diana Krall
Mi son ricordata cosa ho sognato la notte scorsa.
Un bacio inaspettato da labbra delle quali vorrei conoscere il sapore da un tempo incalcolabile.
Parlavamo come succedeva spesso ma ora non succede da un po’.
E come sempre guardavo quelle labbra carnose muoversi in quel modo sensuale che da sempre mi tormenta.
Quelle labbra dischiuse si sono aperte appena mentre si avvicinavano alle mie.
Ricordo la sensazione del cuore che balzava in gola. E l’attesa. Di quel contatto, di un bacio. Un bacio. Da lui.

Mi son svegliata durante il batticuore E vaffanculo!

“Canta ancora per me” Morandi scritta da Ruggeri.
Quanti ricordi di quel periodo
“Somebody to love”
“Si vede che canti di notte”
“Una notta in italia” cantata da Fossati

Ora siamo in pianura. Deserto di sabbia e sassi. Ci sono i cactus ma son meno fitti.

“Just Dance” Jamiroquai
“Always on my mind” Bublè.
Penso a mio figlio e al maledetto Gibran e le sue cazzo di frecce scoccate dall’arco.

“White lines”
“Left my hearts” Yiruma

Qui da sola nel deserto mi sento il cuore di sabbia.
Anche le lacrime che salgono agli occhi sono di sabbia. Sabbia e cartavetra.

Sono finiti i cardones. Qui solo Choya e sterpaglia.
“Bridge over troubled water “ Eva Cassidy
Quante ore dura la batteria di un aipod?
Non abbastanza. Sicuramente non abbastanza

“Babooska”
“Non può morire un’idea” Fossati

Un’OASI! E’ tutto verdissimo, alto, un’esplosione di colori….. basta finita. Il tempo di scrivere la frase a mano e è di nuovo deserto.

“High Flying adored” Evita
“A mi manera” Gipsy King
E’ buffo: ora capisco le parole delle canzone in spagnolo, come se all’improvviso ci sentissi.

“Ti amerò lo stesso”
Già.
Mi manca amare qualcuno. Mi sento arida come la terra che mi sta tutto attorno.
“You don’t know me”
“Listen”
“La seconda da sinistra”
Ieri al delfinario quando ho visto le foto di tutti mi son resa conto che guardavano in camera mentre il delfino li baciava. Il delfino li baciava e loro ammiccavano alla camera.
Io guardavo il delfino. Non il fotografo.
E non so più ammiccare (ammesso di averlo mai saputo fare). A nulla, a nessuno. Tantomeno a una camera.

“My immortal” acoustic guitar version
“Non me lo so spiegare” della Pausini
“Come what may” Moulin Rouge OST

Cavalli, tanti cavalla nella sabbia.
E la bambina stronza mi tira i capelli dall’alto fingendo che sia casuale. E la cazzo di nonna la lascia fare.
Vorrei spostarmi da qui ma è complicato.
Bjork, inoltre, sta dormendo quindi per ora è impossibile senza svegliarla.

“La rosa dell’inverno”
Mango e la Fonit. Il mio filippo e il suo.
Mango, Minghi, Mingardi, Mietta, Martini. Sembrava producessimo solo cantanti con la emme per un periodo!

“Dark I am yet lovely”
“Ridi pagliaccio”
Coltivazioni! Nella sabbia coltivazioni.
Sembrano arance. E son tornate le palme.
“Through the rain”
Siamo in un paese. Cartello: siamo a Ciudad Constitucion.
“Nocturn” Yiruma.
Paesaggi diversi,
Tutto piano con molti animali. Tante magriiiiiiiiiiissime mucche.
E tanti condor che volano bassi rasentando i cactus. Adoro guardarli!

Qui parlano tutti solo spagnolo e nessuno capisce nulla in inglese. Beh anche in italia se ci pensi bene.
Bjork purtroppo va sino a Tijuana, questo vuol dire che non potrò allargarmi su 2 poltrone per la notte come avevo inizialmente sperato.
“Non c’è” un po’ di scemenza ci voleva
“Qualcosa che non c’è”
“May be”
“Que hiciste”
“Cry me a river” Diana Krall
“Hotel Supramonte” di Mimì
"Every time we say good bye” Diana Krall

La Sierra. Ancora.
Sembrerebbe tutto uguale ma non è così.
Il paesaggio cambia di continuo. Qui per esempio la roccia non è nuda.
“Maybe this time”
Ci sono degli alberi spogli completamente bianchi. Il legno tutto completamente bianco, bianco gesso. E sono tanti.
“Release me”
“Anime salve”
Ora le cime sono alte, aspre. Fitte.
“Bella” NDDP
“Nada te turbe” Mina
E in mezzo alle montagne altissime si è aperto all’improvvisamente il Mar di Cortez.
E’ una vista meravigliosa. Vorrei qualcuno accanto a cui poter dire “Hai visto che bello?”
Non ho nessuno a cui dirlo e allora lo scrivo. Guarda che bello!
“Rise and Fall”
“It’s good to be in love”
“Il maestro”
“Offeso”

Quando improvvisamente capisci qualcosa.
Qui mi sta succedendo spesso. Mi capita con le parole. Mi affascinano le parole e il significato intrinseco che talvolta sfugge ai più.
Puerto Escondido. Ecco cos’è quella meraviglia. Un angolo celato di paradiso. Una perla tra le rocce.
Qualche barca a vela bianchissima e centinaia e centinaia di gabbiani. Sono tantissimi.
Non si può scrivere.
Non si può descrivere.
Forse con una penna d’oro.
Forse con un filo da ricamo, ma no. Non con le mie parole.
Non le trovo.

“Bohemian Rapsody” Salvo!
“I  dreamed a dream” Glee version
“The boy from Ipanema” Diana Krall

18:30 Loreto. Sosta sino alle 19.
Ho trovato dei sandwich con dento “non so cosa” ma dall’aria non eccessivamente pasticciata e non fritta.

Qui ogni bagno è una sorpresa.
Quello della sosta precedente aveva lo sciacquone ma vuoto e non funzionante.
Fuori dalla porta c’era una enorme latta piena di acqua e un secchio. Alè: sciacquone umano.

Qui è la chiusura della porta ad essere originale.
La porta si chiude con un grande sasso. Mettendoglielo davanti.
Come l’ho capito?
Non lo so, davvero. Credo di aver sviluppato qualche istinto messicano.
Non è difficile adeguarsi se hai un po’ di spirito e un po’ di fantasia!

Il sole è ancora alto qui. Siamo più a nord quindi il sole tramonterà più tardi ch ea Cabo.
Sono tutti molto quieti.
C’è l’aria condizionata e le tende spesse, il poggiapiedi.
La carica dell’aipod segna la metà.
E viaggio da dieci ore. Pausa?

Ossignore! Stavo ammirando della adorabili, davvero deliziose, casette piccole e coloratissime. Sembravano un po’ piccine ma credevo fosse la prospettiva …. È un cimitero. Sono tombe. Le allegre, adorabili casette colorate sono lapidi.
Qui la morta ha tutti i suoi riti. C’è la festa della Santa Muerte e ovunque ci sono raffigurazioni della Catrina. Uno scheletro.
Il giorno dei morti è una festa pacchinissima e molto sentita.
Si vestono da scheletri (vedi come ad Halloween? Nessuno inventa nulla)
Contrariamente a quel che avevo creduto di capire guardando la cartina siamo scesi di nuovo sul Mar di Cortez. Quindi forse anche Mulegè e Santa Rosalia saranno sul mare.
Qui “le discese ardite e le risalite, su nel cielo aperto e poi giù il deserto” si fanno con le auto, in questo caso con il bus. E’ una sorta di montagna russa continua in questo tratto specialmente.

Mi annoiano i discorsi in messicano. Quindi riaccendo la musica.
“Fammi andar via” eccolo il sol che mi fa piangere quando lo suono
“ci amammo alla follia poi siamo rinsaviti da quella malattia di noi guariti da quel fottuto medico del tempo”
Questa canzone è l amia preferita di Baglioni. Ha una scrittura musicale e di testo che mi incanta. E’ sapiente, complessa, intelligente.
“fa che sia morte e mai ferita” … ecco! Appunto!

Toh! “Teach your children”
Questa canzone mi ha sempre pensare a stefaGNa. Ce ne sarebbero mille altre, tante ne abbiamo condivise, ma questa sempre. E da molto prima che andassimo al concerto di Crosby, Stills e Nash che mi ha regalato per i miei 50 anni.

“Beautiful”
Posto di blocco. Spengo la musica.
Ci fermiamo.
Mi fanno sempre paura i militari. Sono armati e …. Sono tanti.
Oddio! Non capirò le domande e loro non capiranno le risposte.
Ho paura e lo capiranno e sarà peggio.
No! Stanno salendo.

……

Ci hanno fatti scendere tutti. Anche le persone con i bimbi piccoli in braccio.
Hanno aperto tutte le valigie buttando tutto all’aria.
Non riuscivano ad aprire il lucchetto della mia e si sono innervositi.
Non so come ho fatto a mantenere la calma.
Aprivano le valigie e, con i guanti (per la loro protezione mica per la nostra) rovistavano dentro.
Passando da una valigia all’altra. Meglio che non ci pensi quando dovrò vestirmi altrimenti butto tutto nel napalm.

Dopo l’ispezione delle valigie son saliti sul bus buttando per aria le cose che c’erano.
Ora noi siamo risaliti ed hanno fermato due persone che hanno perquisito a lungo.
Ripartiamo ma il nervosismo generale è palpabile.

Rimetto Xtina va che è meglio.

“Vieni a vedere perché”

Tutto rosso infuocato: i cactus, il cielo, le montagne.
Ombre lunghissime.
Perché i militari fanno così?
Ho sempre paura anche quando non faccio niente. No aspetta così sembra che io invece talvolta faccia qualcosa.
Ho paura sapendo di non aver fatto niente.
Se suonano gli allarmi quando esco da un grande magazzino io sobbalzo. Anche se so benissimo di non aver nulla da temere. Minchia lo so di non aver rubato nulla no?
E all’aeroporto? Con i metal detector.
OMG domattina i borders americani … ci penserò domani (il rosso aiuta a citare Rossella!)

Ombre rosse!! Ecco cosa sembra. Sembra ombre rosse.
“Wild world”
Ti aspetti che da un momento all’altro arrivino gli indiani. Si proprio da lì, quell’angolo che acceca perché hai il sole negli occhi. Così non li vedi.
E loro assaltano la diligenza.
“I got Rythm” strumentale.
“Don’t know why” Nora e Bublè
“No more I love you’s”

Forse non si dovrebbe fare un viaggio così da sola.
Questo è proprio un tuffo nell’immenso vuoto E sconosciuto.
Non so niente, sono completamente alla cieca.

“La voce del silenzio” Mina
Come dicevo “e quello che mi manca nel mare del silenzio mi manca sai molto di più”
E’ una specie di tuffo nel mio silenzio.
“Papa can you hear me?”
Che cazzo di musica ascolto? Perchè è tutta così triste?
“Don’t play that song for me”
“Volami nel cuore”
Eccoci di nuovo sul mare.
“La stagione dell’amore” Fiorella
E’ per questo che son qui anche da sola.
Per questa vista, per questa magìa, per questi colori
Un pezzo di filippo, lo skippo adesso non ce la faccio.
“Toxic” Glee version
Siamo SUL mare ad un metro dall’acqua. È bellissimo.
“Ora che ho te”
Son caduta in una cartolina.
Sono nelle pagine di “Dove” o del “National Geographic” e non me ne sono accorta.
“When or where” Diana Krall.
Il sole ha finito di tramontare, sono le 20 e 30 e non vedo quasi più nulla di quell che scrivo.
Fuori la luce è meravigliosa ma sta scemando.
Si vedono chiaramente le correnti del mare da qui, dall’alto. I vortici, i colori.
Guardo la notte scendere ascoltando le ultime canzoni.

“You must love me”
“Ave maria pagana” NDDP
“Lampada Osram”
“Washing of the water”
“Vaffanculo”
“Walking in Memphis” versione del Boss
“Inno”
“Ricomincio da qui”
“On my own” Glee version
“Dimmi chi dorme accanto a te”
“Play the game” Valentina! La mia foca de pane!
“My funny valentine” Dina Shore
“You haven’t seen the last of me”
“Solitude”
“Make someone happy”

Provo a dormire.